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La manovra finanziaria affonda il SISTRI

di Paolo Sebaste

Pubblicato 2 Settembre 2011
Aggiornato 26 Marzo 2018 12:55

Il nuovo sistema di tracciabilità  dei rifiuti (SISTRI) trova il suo ultimo, e probabilmente definitivo, ostacolo nella manovra bis adottata dal Governo lo scorso 13 agosto.
Le poche righe del comma che si prende carico di spegnere definitivamente le luci sul SISTRI, cancellano con un colpo di spugna le norme che lo istituiscono e ne rendono obbligatoria l’iscrizione da parte delle imprese con tutti gli adempimenti connessi.

Nato per soppiantare, secondo quanto affermato dal Ministero dell’Ambiente, con pochi click la mole di comunicazioni cartacee necessaria per tenere nota dei rifiuti prodotti con annesse relative comunicazioni annuali (MUD) da parte delle imprese, viene definitivamente soffocato nella culla dopo i primi, seppur angosciosi, vagiti emessi sin dal suo esordio.
Anche se probabilmente, a detta delle stesse imprese che avrebbero dovuto adottare il nuovo obbligo di comunicazione, non si spargeranno molte lacrime per tale perdita.

Nato per semplificare la vita delle imprese sia sotto il profilo degli obblighi documentali che dei costi connessi alla annotazione delle movimentazioni dei rifiuti, il SISTRI ha sin da subito mostrato segno di essere lo strumento opposto alla realizzazione degli obiettivi proposti con la sua adozione:

1. Riduzione degli adempimenti burocratici in materia di rifiuti
2. Riduzione dei costi amministrativi connessi agli adempimenti
3. Riduzione dei tempi di comunicazione delle movimentazioni dei rifiuti

Dopo una moltitudine di aggiustamenti in corso d’opera (vedere per credere il manuale della procedura per comunicare le movimentazioni dei rifiuti che oltre ad essere estremamente corposo è in continuo e costante aggiornamento) ed una serie di rinvii della operatività  del sistema di tracciabilità , sempre adottati sul filo di lana delle scadenze ecco dunque giunta la parola fine sul SISTRI?

Il condizionale è d’obbligo essendo la norma inserita in un provvedimento all’esame del Parlamento per la conversione in legge ma le possibilità  sembrano altissime. Di certo la cancellazione del SISTRI produrrà  alcuni effetti tra cui il ritorno all’antico sistema di comunicazioni, rispolverando i vecchi registri di carico e scarico, i formulari e ogni anno l’invio del MUD.
Qualche dubbio rimane per le aziende che si sono iscritte, cercando di ottemperare nei termini imposti dalle norme e versando i relativi contributi di iscrizione.

Ed i dispositivi da utilizzare per comunicare i movimenti dei rifiuti? Che fine faranno le migliaia di dispositivi USB ritirati dalle aziende, per non parlare delle famigerate Blackbox da installare su ogni automezzo incaricato di trasportare i rifiuti? Potranno essere restituiti ottenendo il rimborso delle spese sostenute, oppure saranno semplicemente dimenticati in un cassetto, se non magari inseriti nella teca di qualche raffinato collezionista di cimeli di archeologia informatica e burocratica?