Sono stati sette gli emendamenti al Decreto Sviluppo presentati dai gruppi di maggioranza e opposizione sui metodi di riscossione dei tributi e dei contributi esercitati da Equitalia per conto dell’Agenzia delle Entrate, ma non tutti sono stati approvati.
Stiamo parlando della società per azioni il cui capitale è detenuto per intero da Enti pubblici – il 51% è dell’Agenzia delle Entrate ed il 49% dell’Inps – la cui politica societaria impone la più completa intransigenza nella riscossione pretendendo estrema puntualità da parte dei suoi esattori. Proprio tale rigidità era al centro delle mozioni presentate.
Si chiedeva appunto maggiore flessibilità nella riscossione coattiva delle imposte; la possibilità di concedere al debitore un piano di rateizzazione, andando a limitare l’uso delle cosiddette “ganasce fiscali“; di eliminare il principio “solve et repete”, che obbliga a pagare prima di presentare qualsiasi reclamo.
La Camera ha approvato quasi tutte le mozioni presentate:
- per i debiti di importo superiore ai 2mila euro, Equitalia non può fare ricorso alle ganasce fiscali, se non prima di aver inviato due solleciti di pagamento distanziati di sei mesi uno dall’altro;
- non possono essere registrate ipoteche per importi di debito superiori ai 20mila euro (e non più 8mila euro come prima) qualora l’immobile costituisca l’abitazione del debitore;
- non dovranno essere comunicate all’Agenzia, per via telematica, gli acquisti di importo superiore a 3mila euro effettuati con bancomat o carte di credito, che quindi non finiranno nello “spesometro“;
- in caso di accertamento coattivo la sospensione dei pagamenti passa da 60 a 180 giorni;
- dal primo gennaio 2012 Equitalia cesserà le attività di riscossione da parte dei Comuni.
Bocciata invece la proposta UDC riguardante una moratoria di almeno un anno per gli importi riscossi da Equitalia riservata alle imprese e le famiglie con difficoltà economiche dimostrabili. La mozione prevedeva anche la riduzione degli interessi sulle sanzioni e un aumento del numero massimo di rate concesse, oltre all’istituzione di un fondo di garanzia a sostegno delle imprese che a causa della crisi non possono assolvere i propri adempimenti con gli enti di riscossione e si trovano costrette a fallire e a licenziare i propri dipendenti.