Potrebbero ritenersi soddisfatti i consumatori che hanno acceso un mutuo a tasso variabile e che adesso, visti i probabili aumenti dei tassi, vorrebbero passare al fisso. A offrire loro questa opportunità è il Decreto Sviluppo che prevede il diritto per il mutuatario, a determinate condizioni, di passare dal tasso variabile a quello fisso. Ma attenzione, però, perché la rinegoziazione automatica può non essere d'aiuto.
Ammettiamolo, la tentazione è forte. Recarsi presso gli uffici bancari e rinegoziare il mutuo per non incorrere nel rischio di vedere aumentare la rata è il pensiero più lungimirante dei risparmiatori soprattutto quando, come in questo periodo, si torna a parlare di possibili aumenti dei tassi Euribor.
Con il Decreto Sviluppo i risparmiatori che presentano un indicatore della situazione economica (ISEE) non superiore a 30.000 euro e che non sono in ritardo con i pagamenti potranno ottenere una rinegoziazione automatica. La norma offre questa possibilità fino al 31 dicembre 2012 a tutti i risparmiatori che hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile di importo non superiore a 150.000 euro.
Il tasso applicato sarà l'Irs a 10 anni oppure, se inferiore, a quello legato alla durata residua del finanziamento maggiorato dello stesso spread praticato in origine sull'Euribor.
In tutta questa storia ci sarebbero due punti da analizzare più approfonditamente. Ci chiediamo, infatti, se l'operazione effettuata dalle banche sarà a costo zero ovvero se il risparmiatore sarà chiamato a corrispondere un importo a titolo di spese o commissioni applicato dalle banche.
C'è, inoltre, da valutare la reale convenienza nell'effettuare il passaggio da tasso variabile a tasso fisso. Questo perché, anche se le rate dei mutui a tasso variabile sono destinate a crescere per via dei prossimi rialzi dell'Euribor, c'è da considerare che all'attualità l'Irs è notevolmente più elevato. Il mutuatario che andrà a richiedere la rinegoziazione deve sapere che per i primi anni sarà chiamato a corrispondere una rata più elevata rispetto a quella che paga attualmente. Ciò vuol dire che molte delle famiglie alle quali la normativa è rivolta non potranno permettersi di pagare una rata sensibilmente più alta e, quindi, rinunceranno alla rinegoziazione.
A conti fatti è lecito porre la seguente domanda: considerando che i risparmiatori più abbienti con un ISEE superiore a 30.000 sono esclusi dalla norma e che i risparmiatori indigenti non potranno accedervi per via di un insostenibile aumento della rata mensile, a chi è rivolta la normativa in questione?