UE: giro di vite sui reati ambientali. Imprese avvisate

di Paolo Sebaste

Pubblicato 23 Gennaio 2009
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:45

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La Comunità  Europea ha deciso di sfoderare il pugni di ferro contro i reati ambientali. La Direttiva 2008/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 sulla tutela penale dell’ambiente istituisce un elenco minimo di reati ambientali gravi che dovranno essere considerati fatti penalmente rilevanti in tutta l Ue qualora siano commessi intenzionalmente o per grave negligenza.
Gli Stati Membri potranno stabilire norme penali più stringenti, ma comunque tipologia ed entità  delle sanzioni, fissate a livello nazionale, dovranno essere effettive, proporzionate e dissuasive.
Un monito anche per le aziende non conformi.

Già  nel 2005 la Corte di giustizia europea aveva stabilito la competenza della Commissione Ue nell’adottare sanzioni penali atte a garantire la tutela ambientale, precisando due anni dopo che spetta solo agli Stati membri fissare le modalità  delle sanzioni.
Ciascuno dovrà  adottare le misure necessarie per rendere penalmente perseguibili le attività  che danneggiano l’ambiente (qualità  dell’aria, suolo, acqua, fauna e flora). Gli Stati membri avranno tempo fino al 26 dicembre 2010 per conformarsi alle disposizioni europee.

In Italia , all’avanguardia nel settore del monitoraggio e analisi della qualità  ambientale, il Parlamento ha istituito nelle ultime quattro legislature una Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività  illecite connesse, e i dati sui reati ambientali sono elaborati e pubblicati annualmente da Legambiente.

Secondo il Rapporto Ecomafia 2008 si sono verificati 86 reati ambientali al giorno, circa 3 all'ora. Le ecomafie fatturano complessivamente 18 miliardi e 400 milioni di euro e tutti i dati rilevati riportano (purtroppo) segno positivo relativamente a illeciti accertati (27% ), persone denunciate (10%) e sequestri effettuati (19%). L'aumento dei reati accertati è probabilmente dovuto all'entrata in vigore dell'articolo 260 del Codice dell'Ambiente, che ha introdotto il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti.

Appare quanto mai fondata la considerazione del Presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, che “dietro ogni fenomeno di aggressione criminale all’ambiente si nasconde un interesse illecito”, cui si potrebbe aggiungere che questi fenomeni determinano l'indebolimento della parte sana dell'economia, in particolare delle Pmi.