La cosiddetta dottrina Sarkozy sulla pirateria, incarnata nel recente progetto di Loi Hadopi, a sua volta ispirato dal rapporto Olivennes, sembra ormai in dirittura di arrivo. Essa prevede la creazione di un’Autorità amministrativa (l’Hadopi) posta allo spigolo di un ipotetico quadrato, dove sugli altri vertici troviamo troviamo i detentori dei diritti sulle opere dell’ingegno, gli Internet Service Provider (ISP) e gli utenti.
Ricevuta una denuncia, l’Autorità potrà chiedere ai provider i nominativi associati agli IP degli utenti, e trasmettere a questi ultimi una lettera di diffida. Alla terza lettera, si viene disconnessi dalla rete per un anno.
L’idea, in linea di principio, non sarebbe neanche del tutto sbagliata: come commettendo infrazioni alla guida si perdono punti sulla patente, e perdendoli tutti la possibilità di guidare per un dato periodo, allo stesso modo, commettendo violazioni del diritto d’autore, si perderebbe la possibilità di accedere alla rete.
Ciò che però salta subito all’occhio, e che è stato anche evidenziato da alcune associazioni di consumatori, è la circostanza che la sanzione appare sproporzionata rispetto all’effettiva violazione. Mantenendo il paragone stradale, sarebbe come se oltre alla patente si perdesse la possibilità di acquistare un biglietto o un abbonamento dell’autobus, o di andare in bicicletta, e in sostanza si perdesse, più in generale, la possibilità di muoversi tout-court.
La base per sostenere questa sproporzione muove dall’assunto di vedere la rete come un bene fondamentale, del quale ormai non è possibile fare a meno, sia per i privati che per le aziende.
Da un altro punto di vista, la protezione del diritto d’autore meriterebbe una tutela di tipo penale o amministrativa, che possa prevedere, seppur temporaneamente, la privazione di questo bene, come in questo caso particolare.
Qualche tempo fa la Commissione Europea ha lanciato una Consultazione Pubblica sui contenuti online, nella quale tutti i cointeressati sono stati invitati a formulare le loro opinioni anche su questi temi. E’ possibile tuttora visualizzare i numerosi contributi presentati, e può essere interessante scorrerne le diverse posizioni.
In linea di massima, i detentori dei diritti vedono con favore la novità , mentre più scettici sono i fornitori di servizi in rete o gli ISP, fino ad arrivare a posizioni contrarie o nettamente contrarie di cittadini e, come già ricordato, associazioni di consumatori e di internauti. Da tenere presente che le domande relative alla lotta alla pirateria sono contenute nel terzo gruppo di domande di ciascun questionario.
Infine, la normativa lascia qualche dubbio di applicazione pratica proprio per quanto riguarda il mondo delle aziende. Trovandosi più controllati in casa, qualcuno potrebbe pensare di utilizzare la rete aziendale, magari in una piccola impresa dove può non essere del tutto chiara l’identità di ciascun utilizzatore. Ciò, oltre ad incidere sulla produttività , in secondo luogo esporrebbe direttamente l’intera impresa al rischio di una sanzione? Aumenterebbero i controlli sulla navigazione dei dipendenti?
In Italia, al momento, non ci sono progetti di legge simili, anche se è iniziato un dibattito che potrebbe portare, un domani, a qualcosa del genere. Di recente c’è stato un incontro, a Roma, al quale ha partecipato lo stesso Olivennes. Vi terremo aggiornati sui possibili sviluppi.