Se non fosse che la congettura, per chi mastica regolarmente l’argomento, non era poi così azzardata, ci si potrebbe anche vantare di averla vista giusta.
Ma al di là di questo, quello che veramente conta è la nuova tegola che si è abbattuta su Microsoft, a pochi giorni di distanza (o forse sarebbe meglio dire “nonostante”) l’annuncio di essere intenzionata ad aprire una parte non indifferente (30.000 pagine) del proprio codice nel nome dell’interoperabilità .
Anche per un’azienda del calibro di Microsoft, 899 milioni di euro di multa, non sono pochi. Soprattutto se si vanno a sommare i 497 milioni di euro frutto di un’altra decisione antitrust UE nel 2004 e a quella del luglio 2006, quando la Commissione sancì una multa giornaliera di 1,5 milioni di euro per un ammontare complessivo di 280,5 milioni di euro. Il totale sulle spalle dell’azienda americana è quindi complessivamente di 1,676 miliardi di euro, circa lo 0,1% del debito pubblico italiano.
Alla base della sanzione, c’è sempre la solita motivazione: il mancato rispetto degli obblighi fissati nelle precedenti decisioni entro i termini indicati lo scorso 22 ottobre 2007.
A rendere più grave la situazione, secondo la Commissione UE, il fatto di continuare a imporre prezzi ritenuti eccessivi e irragionevoli per consentire ai concorrenti l’accesso alla propria documentazione informatica, in modo da rendere più difficile il dialogo tra i rispettivi sistemi. Guarda caso, proprio quello di cui Steve Ballmer si vantava pochi giorni fa.
Come se non bastasse, oltre alla condanna economica, anche quella morale. Secondo la commissaria UE alla concorrenza, Neelie Kroes, Microsoft è “la prima azienda in cinquant’anni di politica della concorrenza europea che la Commissione ha dovuto multare per non essersi adeguata a una decisione antitrust“. Senza esimersi dall’infierire ulteriormente, sottolineando che a norma di regolamenti, la multa poteva essere ben più pesante.
Di circostanza la difesa Microsoft, aggrappata appunto all’annuncio della scorsa settimana e al fatto che l’operazione non è così semplice come può sembrare ma, al contrario, richiede un certo tempo.
Al di là dell’aspetto legale della vicenda, dall’esito sempre più incerto e dai numeri sempre più lontani dalla percezione collettiva, per l’azienda di Redmond si prospetta un periodo decisamente difficile, forse come mai in passato.
Da una parte, le prospettive di una rapida affermazione dei software in modalità SaaS, dove i concorrenti (Google in prima linea, ma anche Adobe con il recente annuncio di AIR) sembrano decisamente più avanti, che potrebbe mettere seriamente in crisi il proprio modello di business.
Dall’altra i problemi nella diffusione di Vista, che sembra sempre più un oggetto estraneo a buona parte degli utenti saldamente ancorati al proprio XP.
Senza dimenticare le energie profuse nel tentativo di acquisizione di Yahoo!; un’impresa che rischia di assorbire una quantità di risorse tali, sia umane sia economiche (44,6 miliardi di dollari), da mettere per la prima volta nella sua storia a serio repentaglio il futuro.