Abbattere la contraffazione per fare crescere l’economia

di Giuseppe Badalucco

Pubblicato 14 Febbraio 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:45

Nuovi posti di lavoro, maggiori entrate fiscali, incremento del fatturato del settore IT.

No, non sono i tre punti del nuovo programma elettorale di una delle coalizioni in lizza alle prossime elezioni (anche se potrebbero comodamente figurare nel programma di governo di qualsiasi schieramento che abbia a cuore le sorti dell’IT italiana).

Si tratta invece dei vantaggi che un abbattimento della quota di software contraffatto potrebbe avere sull’economia del nostro paese, secondo una ricerca condotta da IDC e commissionata da BSA – Business Software Alliance, organizzazione che opera a livello mondiale per sensibilizzare utenti, istituzioni e aziende sui temi della pirateria informatica.

Dallo studio emerge che una riduzione in Italia nei prossimi quattro anni dell’incidenza della contraffazione di 2,5 punti percentuali, avrebbe come effetto virtuoso la creazione di 6000 nuovi posti di lavoro, un incremento delle entrate per l’Erario pari a oltre 760 milioni di euro e una crescita del settore IT di circa 2,8 milioni di euro.

Sono stime attendibili? È difficile dirlo, troppi i fattori che andrebbero considerati. Ma non bisogna dimenticare il quadro entro il quale ci muoviamo, sintetizzato dalle stima BSA secondo cui nel 2006 oltre la metà  (51%) del software installato sui pc, sarebbe contraffatto.

Torniamo agli effetti benefici di un intervento decisivo contro il dilagare della contraffazione software.

I dati citati in effetti rafforzano le conclusioni alle quali arrivava un analogo studio IDC del maggio scorso: dalla ricerca emergeva infatti che una pur contenuta riduzione dal 37 al 36% dell’utilizzo di software pirata nell’UE su base annua (2005-2006), aveva determinato il recupero di circa 700 milioni di euro di perdite, a fronte di un valore complessivo delle perdite superiore a 8 miliardi di euro, (con risultati anche migliori in Italia dove la riduzione era stata di circa il 2% a fronte di circa un miliardo di perdite).

Proseguiamo su questa strada verrebbe da dire. Se non fosse che c’è un aspetto che in genere non viene adeguatamente considerato, che è appunto spiegare in che modo, in che misura e con quali azioni si dovrebbe intervenire.

In altre parole quel che è davvero problematico è individuare in che modo saranno reperite le risorse necessarie; determinarne l’entità ; individuare quali azioni a contrasto privilegiare a discapito di altre.

Facciamo un esempio. Nel nostro paese, ma non solo nel nostro, la lotta alla contraffazione passa anche attraverso la formazione. Come sappiamo su questo terreno le PMI sono i soggetti più esposti ai pericoli dell’utilizzo di software piratato, come rileva Luca Marinelli, Presidente di Bsa Italia. :

In molti casi le imprese, soprattutto quelle più piccole, non dispongono delle competenze necessarie per prendere adeguatamente coscienza del problema oppure si affidano ad operatori non all’altezza correndo rischi aggiuntivi

Ben vengano iniziative come quella di BSA, di mettere a disposizione delle aziende un apposito tool di auto-analisi per verificare la presenza di software sprovvisto di licenza; oppure quella di mettere a disposizione una guida ad hoc come la Software Asset Management Guide:

sul nostro sito sono disponibili best practice e tutta una serie di informazioni per implementare le prime fasi di un processo di gestione delle licenze software e una serie di policy software efficaci

Ma per fare educazione occorre impiegare risorse considerevoli. E queste competenze non si acquisiscono dall’oggi al domani. Quello della pirateria è un fenomeno sul quale si sta concentrando sempre più l’attenzione di governi e istituzioni internazionali.

Il pericolo maggiore è quello di perdere di vista la consapevolezza delle conseguenze dannose che il fenomeno assume sull’economia legale. In alcuni stati esso è così radicato da destare serie preoccupazioni addirittura per la loro stabilità  politica. Ma nessun paese può permettersi di abbassare la guardia.

Nel nostro paese non sono le leggi a mancare ma la capacità  delle istituzioni di farle rispettare. Gli effetti del fenomeno sono sotto gli occhi di tutti; occorre perciò che le competenze acquisite siano puntualmente utilizzate e per farlo occorre affidarsi ad operatori adeguati.

Non esiste una soluzione univoca al problema. Una maggiore enfasi sull’importanza della proprietà  intellettuale, la costruzione di una cultura della legalità , in termini di utilizzo del software e di governance, la presenza di normative adeguate, sono tutti aspetti dai quali occorre partire per impostare efficaci politiche di contrasto.