Separazione funzionale della rete Telecom: un vantaggio per le PMI?

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 30 Novembre 2007
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:45

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Dopo mesi di attese, polemiche e contrasti, nei giorni scorsi la Commissione Europea ha finalmente adottato il pacchetto di proposte per la riforma delle norme comunitarie in tema di Telecomunicazioni.

Tra i temi caldi in evidenza, anche la spinosa questione della separazione funzionale delle reti possedute e gestite dagli operatori dominanti, ossia gli ex-monopolisti come Telecom Italia, da mesi sotto i riflettori per la potenziale scissione della rete fissa dai servizi commerciali.

Per l’Italia questo è un nodo cruciale, che potrebbe tradursi in una rivoluzione dello scenario Tlc, con l’ingresso di nuovi operatori a diversificare l’offerta ed il conseguente fiorire di nuove e più vantaggiose soluzioni per gli utenti, comprese le PMI, target strategico per i fornitori di servizi Tlc (oggi sempre più convergenti e integrati), e che diverrebbero particolarmente care ai player di nicchia e ai new entrant.

In pratica, secondo la proposta caldeggiata dal Commissario Viviane Reding – e che ora passerà  al vaglio del Parlamento e del Consiglio dei Ministri Ue – i regolatori nazionali potranno, in casi estremi, valutare se procedere o meno con lo scorporo delle reti per favorire la concorrenza e rivitalizzare i mercati interni.

È chiaro che una simile prerogativa spaventa gli operatori nazionali, che vedono nella nuova regolamentazione un limite alla propria indipendenza, ma anche un certo deterrente per futuri investimenti privati nelle reti di nuova generazione.

Dall’altra parte, l’ERG (ente che riunisce le autorità  nazionali di regolazione dei diversi Stati membri) ha invece sottolineato che una misura nata per agevolare la concorrenza non può certo nuocere al mercato, minimizzando l’ipotesi di un rallentamento nella sperimentazione e implementazione degli NGN.

Di parere analogo il Governo italiano: per il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, “la separazione della rete non è una minaccia ma un’opportunità “. Secondo il Ministro, infatti, la separazione non scoraggerà  gli investimenti in nuove reti, semmai li incrementerà  con l’obiettivo di restare al passo con il resto d’Europa, dove è soprattutto la fibra ottica che avanza, a dispetto dell’incertezza del nostro mercato.

In questo scenario, bisognerà  vedere se la recente scelta dei nuovi vertici Telecom servirà  finalmente a smuovere le acque. È chiaro che spetta all’Autorità  Garante per le Comunicazioni (come dichiara anche l’ECTA) valutare se si dovrà  arrivare allo scorporo, conclusa la consultazione pubblica.

L’emendamento Gentiloni – in fase di esame al Senato – a integrazione dell’articolo 45 del Codice delle comunicazioni elettroniche, da inserire nel DDLLiberalizzazioni conferisce all’AgCom il potere di scorporo gestionale della rete in circostanze di mercato eccezionali, nel caso non si riesca a giungere a un’intesa con l’operatore.

Cosa accadrà ? Una cosa è certa: è necessario decidere in fretta sul futuro assetto della rete telefonica italiana, per garantire a tutti i gestori l’accesso all’infrastruttura e a tutti gli utenti un mercato equo e concorrenziale, capace di rispondere alla crescente domanda di servizi convergenti.

Tutto questo, però, senza mettere in pericolo il principio di neutralità  della rete, a sua volta bilanciata da meccanismi che rendano profittevoli e allettanti gli investimenti in NGN. Questa, in sintesi, è anche la pozione di Antonio Catricalà , presidente dell’Antitrust italiana.

Dal canto suo, anche il presidente dell’Authority Corrado Calabrò comprende bene che, senza l’appoggio di Telecom Italia, sarebbe piuttosto difficile trovare i 6-8 miliardi di euro necessari per l’implementazione delle nuove reti.

Intanto, proprio in queste ore Telecom Italia ha comunicato all’Autorità  la sua disponibilità  a separare funzionalmente le attività  connesse alla rete, ma solo a fronte di una contestuale revoca (o revisione) degli obblighi asimmetrici al momento previsti per i mercati wholesale e retail, il che significherebbe per Telecom operare senza vincoli di prezzo alla clientela.

Quella che sembrerebbe una presunta apertura, quindi, a una lettura attenta si traduce in un vero e proprio braccio di ferro. Rimane da chiedersi se alla fine varrà  solo la legge del più forte…