È di ieri la notizia dell’approvazione in Consiglio dei Ministri del Quarto Conto Energia, lungamente attesso e più volte rinviato. Ma il “sì” di ieri al testo definitivo non ha affatto messo fine alla guerra in atto contro il Decreto Romani, anzi le aziende del settore sono ora sul piede di guerra più che mai e si sono dichiarate pronte ad avviare azioni legali collettive contro il Decreto Rinnovabili.
Nel testo, rispetto alla bozza presentata le scorse settimane [scaria il testo…], è previsto che gli incentivi vengano erogati dal momento dell’allaccio alla rete. Su questo punto si erano scontrati gli stessi Ministri Romani e Prestigiacomo. Quest’ultima riteneva fosse giusto pagare le imprese al termine della realizzazione degli impianti da fonti rinnovabili. Ha prevalso il meccanismo proposto da Romani, ma per non penalizzare le imprese, è stato previsto un indennizzo in caso di ritardo di allaccio entro 30 giorni, con tanto di delibera dell’Autorità dell’energia sul Tica che fissa regole molto rigide al riguardo.
Sono già 150 le imprese che si sono rivolte a SOS Rinnovabili – associazione web promotrice di iniziative di contestazione al decreto – per avviare una class action che prevede un percorso diviso in due tappe.
Prima di tutto un ricorso alla Corte di Giustizia Ue, sulla base del parere espresso in varie occasioni anche dall’Unione Europea che il decreto interministeriale elaborato dall’Italia non recepisce la Direttiva Ue per lo sviluppo delle rinnovabili bloccando di fatto le iniziative italiane.
Il secondo passo prevede il ricorso al TAR e, eventualmente, alla Corte costituzionale «perché il provvedimento danneggia le aziende che, pur avendo rispettato le norme di legge vigenti, avranno un diverso trattamento a livello di tariffe incentivanti» dichiara l’associazione.
Questa in più avverte che sta valutando «ulteriori azioni risarcitorie: un ricorso alla Corte dei Conti perché il decreto espone lo Stato al rischio di esborsi pesanti e, infine, una segnalazione all’Antitrust: il provvedimento emanato dal Governo falsa i termini della concorrenza, avvantaggiando i grandi gruppo oligopolistici». [continua a pagina 2>>>]