La riforma Brunetta, attraverso il decreto legislativo del 20 Dicembre 2009 n. 198, ha introdotto una nuova forma di tutela degli interessi del cittadino nel suo rapporto con la Pubblica Amministrazione: la class-action.
Pur mediante un percorso non propriamente agevole è possibile un azione unitaria da parte dei cittadini con l’obiettivo di ripristinare il corretto svolgimento della funzione o la corretta erogazione di un servizio.
L’associazione per la promozione e la tutela dei diritti dei cittadini e dei consumatori Cittadinanzattiva, una delle prime ad organizzare Class action contro la Pubblica Amministrazione, ha iniziato ad organizzare ben tre azioni di gruppo.
Si tratta delle diffide per quanto riguarda i canoni di depurazione pagati dai cittadini ma non resi dalle amministrazioni pubbliche, del mancato accertamento dell’invalidità civile e della violazione dei termini di rinnovo dei permessi di soggiorno richiesti per motivi di studio e di lavoro.
A doversi rimettere in riga (entro 90 giorni), qualora vengano accertate le violazioni e il non rispetto degli standard previsti, saranno rispettivamente: il Comune di Potenza e l’Acquedotto Lucano Spa, il Comune di Cineto Romano e l’Acea Ato 2 Spa (per la tassa di depurazione), la Questura di Roma (per i permessi di soggiorno), l’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria (per l’invalidità civile).
«Oggi partono class action in tre settori – spiega il segretario generale di Cittadinanzattiva, Teresa Petrangolini – presto potrebbero seguire analoghe azioni in molti altri ambiti: dagli autovelox taroccati alle cartelle pazze, dal mancato rispetto della normativa sulla sicurezza delle scuole alle lungaggini delle cancellerie dei tribunali, dall’operato ambiguo delle società di riscossione tributi al mancato rispetto delle graduatorie per gli asili comunali».