Decreto Romani, passo indietro e precisazioni

di Lorenzo Gennari

3 Febbraio 2010 15:00

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Dopo le critiche da parte di maggioranza e opposizione, il decreto Romani su Tv e Internet verrà riveduto e corretto. Il viceministro alle Comunicazioni però respinge le accuse di censura

Il viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, ha replicato duramente ai rilievi del presidente dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni (AgCom), Corrado Calabrò, in merito al decreto di recepimento delle direttive europee sulla Tv.

Nonostante il governo sia pronto a fare marcia indietro su alcune norme del decreto Romani – ripristinando, in particolare, le quote di trasmissione e investimento nel prodotto indipendente – e a precisare le disposizioni sul web, il viceministro Romani ha stigmatizzato i toni accesi e le affermazioni discutibili di Calabrò, lamentando la scarsa collaborazione con l’esecutivo.

«Non abbiamo nessuna intenzione di avvicinare l’Italia al modello cinese», ha precisato Romani. Nel suo intervento in commissione alla Camera, ha poi aggiunto che il testo del decreto sarà riveduto e corretto.

«Se è la stessa direttiva Ue a stabilire che web tv e live streaming siano da considerare servizi tv – fa notare il viceministro – i siti che mettono a disposizione on demand video realizzati da terzi e li sfruttano sul piano commerciale vanno assimilati al video on demand tradizionale».

Per quanto riguarda il Testo Unico della radiotelevisione, verranno ripristinate le quote di trasmissione (il 10% per le tv private, il 20% per la Rai) e di investimento (il 10% dei ricavi per le private, il 15% per la Rai, da definire in combinato disposto con il contratto di servizio). Un passo indietro anche per ciò che concerne le norme sui “diritti residuali“, al centro di un regolamento dell’Agcom.