La Commissione europea si è detta disposta a discutere, con tutti i soggetti interessati, ogni possibile miglioramento della normativa attualmente vigente allo scopo di adeguarla al cambiamento tecnologico e alle nuove dinamiche sociali.
È questa, in sostanza, la risposta che Viviane Reding, commissario europeo incaricato della società dell’informazione e dei media, ha fornito all’interrogazione parlamentare presentata dall’eurodeputato Tiziano Motti sulla “diffamazione a mezzo Internet”, circa un mese fa.
Che attraverso la Rete sia più facile commettere determinati reati e restare impuniti è abbastanza evidente: basta fare un giro in qualche blog, su Facebook o su YouTube per accorgersi di come pseudonimi e nickname vengano utilizzati per lanciare accuse o insulti verso questo o quel personaggio.
Se ne era accorto lo stesso Motti che, durante la campagna per le elezioni al Parlamento europeo, era stato vittima di diverse accuse lanciate attraverso i commenti ai post a lui dedicati su alcuni blog. Con la sua interrogazione, l’europarlamentare si è pertanto preoccupato di conoscere «se la legislazione comunitaria in vigore preveda già la possibilità, a pari condizioni per ciascun cittadino europeo, di identificare il provider che ospita un blog con post diffamatori, nonché il gestore e gli autori degli stessi.»
La legislazione europea, in effetti, tutela la libertà di espressione e la privacy di chi esprime opinioni nei forum e nei post di internet, ma demanda agli ordinamenti nazionali la problematica e la tutela dei “soggetti passivi”, cioè chi è oggetto di commenti ingiuriosi, di insulti e diffamazioni spesso perpetrati dietro un nickname che assicura l?anonimato.
Per Motti invece non può che essere compito dell?Unione Europea, proprio in relazione al carattere globale di internet, che supera i confini degli Stati e dei Continenti. In questo senso, aggiunge Motti, «la disponibilità della Commissione a discutere va colta come un?occasione importante che non può essere lasciata cadere».