Il fenomeno dei lavoratori della Pubblica Amminsitrazione che abusano dei loro contratti in modo da non recarsi al lavoro eccependo false o inesistenti prognosi per malattia potrebbe diventare un lontano ricordo. Il ministro Brunetta ha infatti introdotto una sanzione penale per i dipendenti che si fingono malati o che falsano la loro presenza in servizio.
Il testo del decreto legislativo approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri mostra infatti che è prevista la “reclusione da uno a cinque anni” oltre alla “multa da 400 a 1.600 euro” per “false attestazioni e certificati medici”. La sanzione, oltre che per il dipendente, è prevista anche per il medico che si presti a certificare il falso.
Il rischio di vedersi comminare pene così severe vale anche per tutti quei lavoratori pubblici che hanno adottato o adottano tuttora stratagemmi vari per risultare in servizio senza esserlo. Esperti informatici, grafici digitali, abili utilizzatori di scanner o smanettoni di carte elettroniche, chip e bande magnetiche, dovranno quindi fare i conti, oltre che con i sistemi di rilevamento delle presenze, anche con le conseguenze di una eventuale flagranza di reato.
“Fermo quanto previsto dal codice penale”, si legge infatti nello schema del decreto, viene “punito con la reclusione” il dipendente che “attesta falsamente la propria presenza in servizio, mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente”. Il dipendente colto sul fatto sarà anche “obbligato a risarcire il danno patrimoniale, pari al compenso corrisposto a titolo di retribuzione nei periodi per i quali sia accertata la mancata prestazione” ma anche il “danno all’immagine subiti dalla pubblica amministrazione”.
Per il medico compiacente la condanna comporterà inoltre la radiazione dall’albo e, se dipendente di una struttura sanitaria, anche il licenziamento “per giusta causa”. Le prime reazioni a tale nuova iniziativa anti fannulloni, vengono proprio dall’ordine dei medici. Amedeo Bianco, presidente della Fnomoceo, la Federazione nazionale ordine medici chirurghi e odontoiatri, ha dichiarato di ritenere alquanto squilibrato il rapporto tra reato e pena previsto nel decreto.
«Se un paziente dice al medico di star male o magari accusa dolori ai reni o allo stomaco, noi dobbiamo rispondere al principio di precauzione, prescrivergli magari delle analisi e dargli dei giorni di riposo. Se poi il nostro cliente se ne va al bar, invece di stare a casa, il medico cosa c’entra?», ha sottolineato Bianco.