Per la Cassazione (terza sezione penale, sentenza 10535) «i nuovi mezzi di comunicazione e manifestazione del pensiero non possono rientrare nel concetto di stampa» per cui sono equiparabili ad una bacheca e, a differenza della stampa, dove per la riproduzione e per la responsabilità civile e penale ci sono editore e direttore responsabile, l’autorità giudiziaria può esercitare un controllo diretto.
La sentenza potrebbe sembrare una sconfitta per il popolo della rete, che vede ancor una volta minacciato dalla censura il suo unico strumento di difesa: la libera manifestazione del pensiero individuale. In realtà, come fa notare Fulvio Sarzana di S. Ippolito, avvocato esperto di Internet, la decisione è storica perchè esonera di fatto i siti dagli obblighi della legge sulla stampa, cioè quello che da tempo era in programma attarverso il famoso ddl-Levi sull’editoria.
Insomma, prima ancora della proposta di legge salva-blog, presentata dal deputato Roberto Cassinelli e da poco assegnata all’esame della Commissione cultura, prima ancora del contro-emendamento D’Alia, proposto sempre dallo stesso Cassinelli, la legge italiana sembra già autosufficiente.
Le preoccupazioni maggiori, infatti, le destano le iniziative legislative nuove, quelle inserite appunto nel pacchetto sicurezza, o quelle avanzate dall’On. Gabriella Carlucci o dall’On. Luca Barbareschi. Mentre, ad esempio, nella sentenza della Cassazione viene finalmente chiarito che non c’è l’obbligo di controllo su quanto pubblicato dai commentatori sul proprio blog o sul forum ospitato all’interno del proprio sito, da parte del proprietario del dominio o dello spazio web, secondo il senatore D’Alia sarebbe addirittura l’Internet Service Provider ad avere, in futuro, l’obbligo di oscuramento delle pagine eventualmente fuori legge.
La sentenza depositata invece ha stabilito che la responsabilità di eventuali diffamazioni è, ad oggi, solo dei commentatori e che sarebbe del gestore del blog solo nel caso in cui si applicassero le leggi sulla stampa, ovvero quelle che il ddl-Levi voleva estendere a buona parte delle pubblicazioni online.
Anche i testi presentati da Luca Barbareschi e da Gabriella Carlucci viaggiano nella direzione di un ulteriore regolamentazione della rete. Il primo, sulla scia dell’emendamento D’Alia, vorebbe arginare (con gli stessi metodi?) il fenomeno della pirateria e regolare il mercato dell’utilizzazione economica dei diritti d’autore, la seconda invece vorrebbe vietare l’immissione nella rete di qualunque contenuto in maniera anonima.
Forse Wikipedia potrà fare a meno dei contributi anonimi (che sono tutt’ora la maggioranza), ma non è facile pensare ad un rapido e indolore adeguamento dei software per lo scambio di file, dei siti che ospitano chat, dei programmi di istant messaging o degli account per la pubblicazione di video su YouTube.