L’articolo 7 del decreto Pisanu sottopone circoli privati e pubblici esercizi a una serie di condizioni severe nel caso vogliano mettere a disposizione del pubblico una connessione a Internet. In particolare la registrazione presso la Questura e l’obbligo di identificare e registrare gli utenti con la carta d’identità.
Il decreto legge 207/2008, pubblicato il 31 dicembre scorso sulla Gazzetta Ufficiale ha esteso per il secondo anno consecutivo la durata di tali misure antiterrorismo, volute dall’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu.
Tra le incombenze di chi offre (a pagamento o a titolo gratuito) una connessione ad Internet al pubblico, c’è quindi l’obbligo dell’identificazione certa degli utenti della propria rete (tramite carta d’identità o numero di cellulare) e della custodia delle informazioni riguardanti il traffico effettuato (il cosiddetto “log”) di modo che le forze dell’ordine possano all’occorrenza consultare tali dati.
Il tutto vale non solo per gli Internet Point ma anche per qualsiasi privato che, da un esercizio pubblico o da casa propria, voglia dare accesso al Web a terzi.
Le misure previste dal decreto Pisanu non hanno uguali in altri Paesi democratici e probabilmente hanno contribuito in maniera preponderante a far sprofondare l’Italia in fondo alla classifica per numero di accessi pubblici Wi-Fi, come descritto dall’osservatorio JiWire.
Gli accessi pubblici Wi-Fi in Italia sono in tutto 4806, traguardo raggiunto nelle ultime settimane (recuperando posizioni in classifica). In Francia ce ne sono cinque volte di più, ma almeno l’Italia ha appena superato di misura la Spagna, che solo quest’estate era in una situazione migliore della nostra.
Merito della ripresa è anche dei progetti Wi-Fi della Pubblica Amministrazione, come quello della Provincia di Roma, partito a dicembre. Ancora da chiarire invece la questione dei cosiddetti “Foneros”, i partecipanti alla comunità mondiale di utenti che condividono la propria connessione ad Internet utilizzando le antenne wireless dei loro dispositivi.
Questo decreto è stato giudicato da molti come uno dei principali motivi per cui da noi è così raro potersi collegare a Internet da un bar, un ristorante, una piazza, una stazione, mentre negli altri Paesi europei e nord americani è cosa normale.