Circa un anno fa il consiglio dei ministri aveva approvato il cosiddetto “DdL Levi-Prodi“, disegno di legge che prevedeva per tutti i blog l’obbligo di registrarsi al registro degli operatori di comunicazione e la conseguente estensione dei reati a mezzo stampa per i tenutari.
Caduto il governo Prodi, il ddl venne momentaneamente accantonato per poi essere riveduto e riproposto dallo stesso Levi nella nuova legislatura. Ora il testo è nelle mani della VII commissione cultura, ma può essere consultato da tutti attraverso la pagina internet della Camera dedicata al monitoraggio delle iniziative parlamentari.
Le polemiche non si sono fatte attendere, tanto è vero che Beppe Grillo, blogger numero uno in Italia, ha dedicato alla questione ben due post, invitando alla protesta on line tutti i suoi lettori. Diversi giuristi ed esperti di diritto informatico si sono già pronunciati con pareri più o meno contrapposti.
Nel dettaglio, il comma 1 dell’art. 7 del ddl prevede che «tutti i soggetti che esercitano l’attività editoriale sono tenuti all’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione», più avanti (comma 3 dell’art. 8) si legge però che «sono esclusi dall’obbligo dell’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete Internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro».
Nella relazione di accompagnamento al disegno di legge inoltre «viene espressamente escluso l’obbligo dell’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione per i prodotti, come i cosiddetti “blog”, che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro».
Nonostante le precisazioni, per molti l’ambiguità rimane e se da una parte (Antonio Di Pietro e Beppe Grillo in prima fila) il ddl è già stato bollato come “ammazzablog“, dall’altra c’è anche chi trova giusto che si facciano dei distinguo qualora per blog s’intenda un’attività editoriale, con tanto di spazi pubblicitari, vendita di prodotti on line e magari anche una redazione che veicola giornalmente contenuti a milioni di persone, esattamente come fa un grande giornale.