Il Piano industriale per la PA

di Enza La Frazia

9 Luglio 2008 09:00

Renato Brunetta, Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione ha pubblicato le linee programmatiche per rendere innovativo e moderno il settore pubblico italiano

Una nuova amministrazione, orientata alle famiglie, alle imprese, ai cittadini, che lavori meglio e costi di meno: è questo l’ambizioso obiettivo fissato dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, Renato Brunetta.
Le linee programmatiche stabilite per l’azione del dicastero riconoscono la centralità del tema della modernizzazione della Pubblica Amministrazione, in una congiuntura economico-sociale come quella che stiamo vivendo: la scarsa competitività del sistema economico e la crisi generale che stiamo vivendo richiedono uno sforzo di produttività da parte della Pubblica Amministrazione; d’altro canto servizi pubblici inadeguati generano grandi costi che gravano sulle imprese italiane, riducendo le loro potenzialità e la loro incisività sui mercati nazionali ed internazionali.

Per centrare l’obiettivo della modernizzazione, il Ministro ha varato «un grande patto per dare risposte ai bisogni dei cittadini e cambiare il Paese», come ha avuto modo di definirlo nel corso della diciannovesima edizione del Forum PA, patto attraverso il quale sarà aumentata la competitività della Pubblica Amministrazione sia rispetto agli altri Stati membri della Comunità Europea, sia rispetto al privato.

Il deficit di competitività

Le linee direttive per il piano di risanamento dell’amministrazione rilevano un notevole deficit competitivo del settore pubblico, che deriva principalmente da regole e modelli inadeguati ed obsoleti che paralizzano l’organizzazione pubblica: è stato calcolato che quasi il 50% dei dipendenti ha mansioni di back-office, perfettamente inutili per il raggiungimento dello scopo istituzionale dell’amministrazione di cui fa parte. Se si aggiunge a ciò una ancora eccessiva centralizzazione, a dispetto della legislazione sul decentramento amministrativo (il personale delle amministrazioni centrali è ancora di tre volte superiore rispetto a quello delle sedi territoriali) ed uno scompenso tra la produttività registrata al Sud del Paese e quella realizzata al Nord, si comprende il perché l’apparato pubblico sia visto ancora da gran parte della cittadinanza come un ostacolo alla crescita, anziché come il motore di essa.