In Italia non esiste un dato ufficiale su quanti siano esattamente i caregiver familiari, trattandosi di persone che si prendono cura dei propri cari spesso nell’ombra, in maniera gratuita e volontaria, senza che la legge preveda alcun diritto particolare. Il Disegno di Legge sui caregiver (DdL S.1461 recante “Disposizioni per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare”) è ancora fermo in Senato (XI Commissione), lasciando dunque questa vasta platea senza la garanzia di un minimo di stipendio e tutele per malattia, ferie e riposi. Proviamo a fare una stima di quanti sono i caregiver in Italia, premettendo che si tratta di dati sottostimati ma comunque in grado di dare un’indicazione dell’importanza che la nuova legge rappresenta per numerose famiglie in Italia.
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Caregiver in Italia: quanti sono?
A dare un’idea del fenomeno è un’indagine dell’ISTAT, un approfondimento tematico sulla conciliazione tra lavoro e famiglia, realizzato sulla base dei dati del modulo ad hoc europeo “Reconciliation between work and family life” inserito nella Rilevazione sulle forze di Lavoro nel 2018 (tutti i dati sono riferiti alla popolazione tra 18 e 64 anni). Secondo tale indagine, nel 2018 erano complessivamente 12 milioni 746 mila le persone tra i 18 e i 64 anni (34,6% della popolazione) che si prendevano cura dei figli minori di 15 anni o di parenti malati, disabili o anziani; tra gli occupati, quasi il 40% dei 18-64enni svolgeva attività di cura.
Caregiver: di chi si prendono cura
- Tra i caregiver: 2 milioni e 827 mila persone si prendono cura di familiari di 15 anni e più non autosufficienti; 646 mila persone curano contemporaneamente figli con meno di 15 anni e altri familiari di 15 anni e più non autosufficienti.
- Tra i genitori: 10 milioni e 564 mila persone curano figli minori di 15 anni; 353 mila persone curano figli minori di 15 anni non coabitanti; 11,1% di madri mai occupate per prendersi cura dei figli.
Caregiver: chi sono
- Donne in età compresa tra 45 e 55 anni, che spesso svolgono anche un lavoro fuori casa ma che nel 60% dei casi hanno abbandonato la propria attività per dedicarsi a tempo pieno (in media 7 ore al giorno di assistenza diretta e 11 ore di sorveglianza) alla cura nel contesto familiare di chi non è più autonomo.
- Anziani e malati a loro volta, che si occupano di loro cari ancora più in difficoltà.
- Giovani tra i 15 e 16 anni, che in Italia sono 169mila e dividono il loro tempo tra scuola e cura rischiando di essere isolati dai compagni e di isolarsi emotivamente e socialmente.
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In merito a queste persone, l’ISTAT sottolinea che “essere impegnati in un’attività lavorativa e allo stesso tempo doversi occupare di figli piccoli o parenti non autosufficienti comporta una modulazione dei tempi da dedicare al lavoro e alla famiglia che può riflettersi sulla partecipazione degli individui al mercato del lavoro, soprattutto delle donne, le quali hanno un maggiore carico di tali responsabilità”:
- tra le donne da 18 a 64 anni che hanno avuto figli, le occupate o ex occupate che hanno interrotto l’attività lavorativa per almeno un mese allo scopo di prendersi cura dei figli piccoli sono quasi il 50%;
- la maternità obbligatoria, per chi ha potuto usufruirne, è inclusa in questa fase di interruzione;
- la percentuale è più alta al Nord (61,6%) e tra le donne con almeno la laurea (71,8%).
Le difficoltà dei caregiver
La conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di vita familiare risulta difficoltosa per più di un terzo degli occupati con responsabilità di cura nei confronti di figli.
Quasi la metà dei caregiver non chiede aiuto per la cura, o preferisce chiedere ai parenti, piuttosto che ai servizi pubblici o privati, perché ritenuti troppo costosi o saturi.