Il tributo più anomalo e iniquo del nostro ordinamento tributario è l’IRAP: l’imposta regionale sulle attività produttive – il cui gettito finisce però nelle casse dello Stato – grava su tutte società, anche se non conseguono utili. L’Italia è l’unico Paese europeo che si pregia di riscuotere l’imposta, introdotta nel ’97 dal Governo Prodi per finanziare il sistema sanitario nazionale e mai più abolita dai successivi Governi, nonostante le promesse.
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Chi paga l’IRAP
Sono soggetti passivi IRAP le società di capitali, le società cooperative, gli enti commerciali, le società di persone, le persone fisiche che esercitano attività commerciali o arti e professioni e i produttori agricoli con volume d’affari superiore a 2.582,28 ovvero a 7.746,85 se operano nei Comuni montani con meno di mille abitanti. L’imposta deve essere corrisposta da tutte le società, indipendentemente dal conseguimento di un utile o dalla realizzazione di una perdita: più l’azienda è labour intensive, maggiore è la quota di IRAP chiamata a versare all’Erario.
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Come si calcola l’IRAP
Per il calcolo IRAP occorre fare riferimento alle informazioni in bilancio. La base imponibile IRAP è data dalla differenza tra Valore della Produzione e Costi della Produzione al netto di spese del personale, compensi per lavoro autonomo, svalutazioni delle immobilizzazioni, perdite sui crediti, quota interessi del canone di locazione finanziaria e perdite su crediti. L’aliquota da applicare alla base imponibile è del 3,90% ma le Regioni hanno la facoltà di variarla fino a un punto percentuale. Nella formazione della base imponibile IRAP risultano indeducibili i costi del lavoro, il più grande ostacolo alla crescita delle imprese poiché scoraggia gli imprenditori ad assumere nuovo personale. Non solo: non risultano detraibili neppure gli interessi passivi, penalizzando le imprese che vogliono farsi aiutare dalle banche a crescere nel business.
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Quando si paga l’IRAP
Il pagamento IRAP è previsto entro i termini delle imposte sui redditi, ossia entro il 16 giugno di ogni anno o entro il 16 luglio con maggiorazione dello 0,40%. Entro la medesima data è previsto anche il versamento dell’acconto, quantificato dal Governo Letta nella misura del 100% delle imposte pagate. Entro fine mese settembre dell’anno successivo a quello di chiusura del periodo d’imposta è, inoltre, prevista la presentazione della dichiarazione.
Applicabilità IRAP
Non è mai stato ben definito l’ambito di applicabilità, generando dubbi e perplessità sui soggetti interessati al versamento. I confini di applicazione sono labili e di difficile individuazione. A complicare le cose, una serie di sentenze storiche della Corte di Cassazione che hanno pericolosamente messo in discussione la legittimità del tributo. Oltre a rappresentare una zavorra per la crescita, in un periodo di recessione rappresenta un freno alla ripresa: mantenere l’IRAP sulle aziende in perdita significa accanirsi verso quelle che, nonostante non producano reddito, continuano a mantenere costante l’occupazione.
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Casi di esclusione
Il Tar Lazio ha escluso dall’applicazione IRAP alcuni professionisti come avvocati, notai o ingegneri, le cui attività non possono essere svolte in assenza del professionista abilitato, indipendentemente dall’organizzazione di cui egli si serve. Il giudice della Commissione Tributaria sostiene, infatti, che nell’esercizio delle professioni intellettuali non è configurabile l’esistenza di un’organizzazione che possa funzionare indipendentemente dall’intervento del professionista, poiché è prevalente la sua personale attività professionale rispetto all’utilizzo di una qualsivoglia organizzazione che non potrà mai essere sostitutiva dell’attività medesima.