In vigore l’accertamento esecutivo, che sbarca per la prima volta nell’ordinamento giuridico italiano (nuova disciplina contenuta nell’art. 29, comma 1, D.L. n. 78/2010) per velocizzare le riscossioni. Per effetto della manovra finanziaria (D.L. n. 98/2011), dal 1° ottobre 2011 gli avvisi di accertamento diventano esecutivi dopo 60 giorni dalla notifica.
L’accertamento esecutivo implica unificare atti di accertamento e di esecuzione: Equitalia è dunque autorizzata a far scattare l’ipoteca sugli immobili per chi non provveda a pagare entro 60 giorni.
Il tutto senza iscrizione a ruolo e senza preventiva notifica della cartella esattoriale di pagamento.
Le alternative ora sono due: pagare o contestare (pagando comunque un terzo della somma). Nel primo caso viene iscritto a ruolo il 100% dell’importo richiesto, nel secondo il 33%.
La norma riguarda le obbligazioni dovute a titolo di imposte sul reddito, addizionali, imposte sostitutive, ritenute (a titolo di acconto o d’imposta), imposte liquidate con tassazione separata, l’IVA e l’IRAP a imposte sul reddito.
L’accertamento esecutivo è applicabile per i periodi d’imposta dal 2007 in poi.
In pratica, la società incaricata della riscossione nazionale dei tributi sarà ad esempio autorizzata ad iscrivere ipoteca sull’artigiano considerato in torto, a pignorare il suo conto corrente, ad avviare i pignoramenti presso terzi e far partire le ganasce fiscali.
Le conseguenze per le imprese sono evidenti: dal rischio di chiusura di eventuali fidi all’impossibilità di pagare i propri dipendenti e i propri fornitori.
Nel caso in cui si scelga la via della contestazione, per sei mesi non sarà possibile pignorare i beni ma l’istituto potrà comunque iscrivere un’ipoteca sulla casa o bloccare le auto del debitore.
Addirittura, nel caso in cui esista un fondato pericolo di non riuscire a recuperare il credito, il Fisco potrà procedere con il sequestro della pensione e con la messa all’asta del bene immobiliare. In questo caso l’unica via d’uscita, seppur temporanea, è di chiedere al giudice tributario una sospensiva per fermare l’azione per 150 – 180 giorni dimostrando di avere problemi di liquidità.
Il tutto, è ovvio, porterà ad un maggiore introito per il Fisco, perché «la richiesta da parte di Equitalia del pagamento – ha spiegato Pietro Giordano, Segretario Generale Adiconsum – comporterà una moltiplicazione del debito dei contribuenti, a causa degli interessi di mora, delle provvigioni e delle sanzioni con tassi prossimi all’usura applicati dall’Ente di riscossione» andando ad aggravare una situazione ancora obiettivamente non facile per le imprese italiane che faticano ad uscire dalla crisi.