L’aumento IVA previsto dalla manovra finanziaria avrà ripercussioni sui prezzi al consumo e sull’inflazione che saranno subito evidenti, a causa della crisi economica tuttora in atto, ma si faranno sentire meno nel medio periodo, per poi, secondo alcuni analisti, avere ricadute nel 2012, seppure complessivamente minori dell’intero 2011.
Il ritocco dell’aliquota IVA dal 20% al 21% previsto dal maxi-emendamento alla manovra finanziaria bis avrà dunque effetti a catena rsecondo gli analisti, secondo cui il tasso di inflazione raggiungerà già a settembre 2011 quota 3,0/3,1%. Ben oltre il 2,3% del mese di agosto.
Secondo l’istituto indipendente Ref, settembre ed ottobre saranno due mesi neri per l’inflazione, anche se poi la pressione fiscale dovrebbe allegerirsi per effetto della bassa domanda e della scarsa fiducia sul mercato del lavoro. «Il rialzo dell’inflazione è temporaneo: potrebbe riprendere a scendere già in ottobre in ragione della debolezza della domanda di consumo».
Ci sono però altri analisti che ritengono che il mese corrente in particolare, non essendo stato toccato nella prima parte dall’aumento dell’IVA, non dovrebbe subirne gli effetti in maniera troppo pesante. Di questa opinione, ad esempio Marco Valli di UniCredit.
Tuttavia, secondo UniCredit, l’impatto si sentirà maggiormente «all’inizio del 2012, quando verranno cambiati i listini prezzi»: «l’impatto complessivo dell’aumento dell’IVA nel prossimo anno sarà di 0,25-0,30 punti base». Sulla stessa linea di pensiero Felice De Gregorio, capo analista di Intesa SanPaolo.
In generale, tutti gli analisti concordano su un punto: nel 2012 l’inflazione colpirà l’economia italiana in maniera meno consistente del 2011. «Ci attendiamo che l’inflazione possa rimanere attorno al 3,2% annuo in novembre e iniziare poi un trend di moderazione nel corso del 2012, rimanendo però al di sopra del 2% per quasi tutto il prossimo anno» ed in particolare del 2,4%, come spiega Laura Cavallaro, economist di Aletti Gestielle Sgr.