La nuova Circolare n.10 della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro analizza la recente sentenza della Corte di Cassazione, secondo la quale si ribadisce che un’azienda in crisi non deve essere soggetta all’applicazione degli Studi di Settore, da cui resta dunque esclusa.
Per fugare i dubbi sugli obblighi cui sono tenute le aziende in crisi, dunque, la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha emesso una circolare che fornisce nuovi chiarimenti di tipo fiscale e non solo: in primis, quando un’azienda si definisce in crisi?
Un esempio classico è la riduzione del MOL (Margine Operativo Lordo), che non sempre è un parametro di crisi: «in presenza di una riconversione produttiva, potrebbe non essere necessariamente significativa di una crisi in atto. Solo negli anni successivi il permanere di risultati negativi comproverebbe la crisi dovuta, ad esempio, alla necessità, nell’anno in cui il Mol ha iniziato a contrarsi, di riconvertire la produzione a causa del crollo del mercato di riferimento per i più svariati motivi (superamento tecnologico del prodotto, ingresso nuovi concorrenti maggiormente organizzati)».
Di contro, subentra lo stato di crisi «in tutte le ipotesi di sospensione dell’attività». Solo nel caso si tratti di sospensione “non meramente occasionale o programmata” viene giustificato lo scostamento dai parametri degli Studi.
In questo caso, dunque, è consentito – al momento della compilazione della dichiarazione dei redditi – richiedere l’esclusione, che necessita comunque l’accertamento da parte degli organi preposti. In ogni caso, perciò, è necessario poter presentare prove incontrovertibili dello stato di crisi (anche in caso di cassa integrazione cic e cigs, o di licenizamenti collettivi), così da non incorrere in complesse controversie con il Fisco!
Si allontana dunque, per molte aziende in crisi, uno spettro da tempo al centro di dibattiti e discussioni, soprattutto alla luce degli effetti della crisi, che ne hanno evidenziato la frequente incongruenza.
Tormento delle Pmi, gli Studi di Settore erano stati dichiarati dalla Cassazione troppo rigidi e dunque “inapplicabili a priori” già lo scorso marzo.
Eppure, gli Studi restano e, nonostante i correttivi, ormai si stanno declinando anche in versione regionale in vista della rivoluzione del Federalismo fiscale.