Il rinvio dell’aumento IVA ad ottobre non sarà privo di conseguenze per le tasche degli Italiani: per compensare le mancate entrate per l’Erario, il Governo ha previsto l’introduzione della tassa sulle sigarette elettroniche ed un rincaro sugli acconti fiscali (IRPEF, IRAP e IRES) di persone fisiche e società e su quelli dovuti dagli istituti di credito sulle ritenute 2013.
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L’unica magra consolazione è che, mentre l’IVA grava sulla totalità degli Italiani – perché è applicata anche a molti beni oggi considerati di prima necessità -, non è lo stesso per la tassa sulle e-cig, IRPEF, IRAP e IRES (l’imposta sul reddito delle società).
I rincari
Per quanto riguarda l’aumento delle accise sulle sigarette elettroniche è stato antifcipato che: «i prodotti contenenti nicotina o altre sostanze idonei a sostituire il consumo dei tabacchi lavorati, nonché i dispositivi meccanici ed elettronici, comprese le parti di ricambio, che ne consentono il consumo» saranno soggetti a un’imposta del 58,5% invece che del 21%.
Per quanto riguarda gli acconti IRPEF e IRAP che ora si versano al 99%, a partire dal periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2013, salirà al 100%, ovvero si anticiperà l’intero ammontare delle tasse da versare.
L’acconto IRES, solo per il periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2013, viene portata dal 100% al 101%: in pratica, oltre all’anticipo totale ci sarà anche una sorta di acconto per l’anno ancora successivo.
Non si esclude che tale aumento venga esteso anche per l’imposta regionale di imprese e professionisti.
Il versamento in acconto dovuto dagli istituti di credito sulle ritenute, per il periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2013 e per quello successivo, è stato innalzato al 110%.
Tutti questi rincari andranno a pesare sulle seconde rate dei versamenti di acconto 2013, previsti in scadenza il 2 dicembre (il 30 novembre cade di sabato): i contribuenti dovranno calcolare l’acconto con le nuove percentuali del 100% per poi detrarre l’importo versato a giugno o luglio come prima rata.
«Sono misure prese in considerazione che adesso si stanno finalizzando» ha spiegato il ministro Saccomanni. Il provvedimento non è comunque blindato e in Parlamento il Governo si è dichiarato disposto pronto a valutare alternative: «Le coperture sono migliorabili dalle Camere».
L’aumento IVA
L’aumento IVA, che sarebbe dovuto scattare il 1° luglio e come ora come ora comunque scatterà a ottobre, affossa ulteriormente i consumi, penalizzando cittadini e imprese italiane.
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Per il momento il Consiglio dei Ministri ha potuto rimandare l’innalzamento dell’IVA dal 21% al 22% di soli tre mesi: «in Parlamento si verificherà insieme alle commissioni la possibilità di un ulteriore differimento dell’aumento dell’IVA» in fase di approvazione della Legge di Stabilità ha dichiarato il premier Enrico Letta.