Dopo la sospensione dell’IMU il governo Letta sta valutando il rinvio dell’aumento IVA a dicembre invece che a luglio come previsto: un altro intervento che troverà il sicuro consenso tra contribuenti ed imprese.
Il mancato aumento IVA (2 miliardi di euro) verrebbe compensato da una serie di tagli a spese improduttive, che verranno individuate dal Ministero dell’Economia e dalla Ragioneria di Stato.
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È quanto emerso dal vertice a palazzo Chigi tra il premier Enrico Letta, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e Daniele Franco della Ragioneria.
Il rinvio definitivo dell’IVA dovrebbe arrivare con un decreto estivo, insieme ad alcune misure volte ad agevolare l’occupazione giovanile, attraverso bonus fiscali e previdenziali alle imprese che assumono, ed introdurre semplificazioni e liberalizzazioni.
Tra le ipotesi c’è quella di inserire anche la Riforma IMU nel decreto per il rinvio dell’aumento IVA.
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Per far quadrare i conti, un’altra ipotesi è quella di aumentare l’IVA di mezzo punto e allo stesso tempo rivedere l’imposizione così da escludere alcuni beni di largo consumo. Ecco dunque le 4 ipotesi:
- aumento IVA dal primo dicembre dal 21 al 22%
- aumento IVA dal primo ottobre dal 21 al 22%
- aumento IVA dal primo luglio dal 21 al 22%
- aumento IVA dal primo luglio dal 21 al 21,5% e revisione del paniere, favorendo le aliquote del 4% e del 10%.
Secondo alcune stime il mancato aumento IVA potrebbe instaurare un circolo virtuoso per i consumi in grado di generare un aumento del PIL del +0,24%, capace di compensare il mancato gettito.
Tutte le decisioni del Governo rischiano tuttavia di scontrarsi con il problema delle coperture finanziarie, perché l’Italia non si può permettere nuovi deficit: è necessario che ogni manovra o riforma sia a saldo zero.