In attesa di conoscere il verdetto emesso dal Governo riguardo l’aumento di un punto dell’IVA, che a luglio potrebbe passare dal 21% al 22%, cresce il malcontento delle imprese e dei consumatori, tanto che la stessa FAPI (Federazione Autonoma Piccole Imprese) si appella al premier Letta per scongiurare l’incremento del balzello.
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«Il Governo faccia di tutto per scongiurare l’aumento dell’Iva, un provvedimento che avrebbe effetti disastrosi sull’economia. L’aumento produrrà ulteriori ripercussioni negative sui consumi degli italiani soffocando definitivamente il tentativo di ripresa delle aziende.
Siamo di fronte ad un intervento che va immediatamente revocato, frutto di calcoli puramente ragionieristici, che non va nella direzione della crescita tanto auspicata dalle imprese e dai cittadini.»
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Questo quanto affermato dal presidente della FAPI, Gino Sciotto, portavoce delle ansie e dei timori che accomunano gran parte del tessuto imprenditoriale nazionale.
A schierarsi contro l’aumento dell’IVA sottolineando le ripercussioni negative per l’economia nazionale, è anche il presidente della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi:
«Se è vero che in questi 40 anni abbiamo registrato l’incremento d’aliquota più significativo, è altresì vero che nel 1973 quella applicata in Italia era, a esclusione della Germania, la più contenuta. Tuttavia, se l’aumento previsto dal prossimo mese di luglio non verrà scongiurato, i consumatori italiani si troveranno a subire l’aliquota IVA ordinaria più elevata tra tutti i principali paesi dell’area dell’euro.»