Conto alla rovescia per il Redditometro in vigore dal 2013, seppur con un’applicazione graduale: nella prima fase di attuazione – cioè nel confrontare spese effettuate e redditi dichiarati fin dall’anno d’imposta 2009 – i margini del Fisco per far scattare gli accertamenti fiscali saranno meno rigidi.
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Come ribadito dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, gli accertamenti scatteranno solo per quei casi in cui si rileveranno «scarti significativi» fra il reddito dichiarato e il tenore di vita risultante dalle spese sostenute.
A regime – quando lo strumento sarà stato via via perfezionato, anche grazie ai contraddittori con i contribuenti – si arriverà alla regola prevista dalla legge, per cui gli accertamenti scattano in caso di scostamenti del 20% tra reddito dichiarato e reddito presunto.
Il meccanismo di entrata in funzione del Redditometro – con la sua partenza soft – è stato esposto da Befera in occasione della presentazione del Redditest, il software di autodiagnosi lanciato dall’Agenzia delle Entrate per permettere ai contribuenti di verificare la propria coerenza fiscale:
=> Scarica il sofware e leggi il tutorial sull’uso del Redditest
Befera ha sottolineato che l’obiettivo del Redditometro non è scovare i piccoli evasori. In questa prima fase però l’obiettivo è soprattutto quello di mettere a punto lo strumento, perfezionandolo andando a migliorarne i punti deboli.
«L’incoerenza iniziale fra i redditi dichiarati e quelli presunti possono avere mille giustificazioni, e il primo contraddittorio offre un filtro potente che si aggiunge a quelli già prodotti dai software di analisi», ha sottolineato il direttore.
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Dunque, avvio soft ma contraddittorio garantito? Prepariamoci a spiegare al Fisco le nostre ragioni. E a dimostrarle, carte alla mano!