Una nuova sentenza boccia la trattenuta del TFR per i dipendenti pubblici sotto forma di prelievo aggiuntivo del 2,5%, che l’INPDAP operava come effetto della cosiddetta manovra Tremonti (dl 78/2010): la Corte Costituzionale ha ritenuto tale misura discriminatoria verso i dipendenti pubblici rispetto a quelli privati.
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La Corte ha decretato che l’Istituto debba restituire tale prelievo aggiuntivo praticato sugli stipendi di 400mila dipendenti, per un valore totale stimato di circa 3,8 miliardi di euro.
Piove sul bagnato: sullo sfondo, infatti, non si è ancora del tutto placata la polemica sui possibili danni ai conti – e quindi alle pensioni – INPS dovuti proprio ai problemi di bilancio INPDAP ( leggi i dettagli) e alla fusione prevista dalla manovra Monti.
La nuova sentenza inasprirà ulteriormente il deficit INPDAP.
Il provvedimento che estendeva il TFR anche al lavoro pubblico è stato infatti ritenuto incostituzionale: «con la manovra Tremonti di maggio si estendeva il TFR anche ai pubblici che prima, invece, accantonavano l’indennità di fine servizio, frutto di una compartecipazione contributiva, per il lavoratore pari al 2,50%, per il datore di lavoro del 7,10%, tutto applicato sull’80% dello stipendio», spiega la Cgil.
In più, «con effetto sulle anzianità contributive maturate a decorrere dal 1° gennaio 2011, per i lavoratori alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche il computo dei trattamenti di fine servizio andava effettuato secondo le regole del TFR. Questo voleva dire che i lavoratori avrebbero dovuto versare non più il contributo del 2,50% bensì il 6,91%, così come è regolato dal TFR».
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La manovra però non diceva nulla «sulla quota pagata già dai pubblici, pari al 2,50%, che in questi circa due anni è stata comunque sottratta dal salario dei pubblici, ovviamente insieme al 6,91% della nuova disciplina introdotta. Con la sentenza di ieri la Corte ha giudicato incostituzionale questa sottrazione perché, a parere dell’alta magistratura, queste due voci non si potevano sommare».
Ora bisognerà capire quali saranno gli effetti, soprattutto sui futuri pensionati, di questo mancato incasso per l’ex INPDAP e quindi dell’INPS, che ora dovrà restituire 3,8 miliardi di euro e perderà fino a 2 miliardi di euro l’anno (per il 2012 era stimato 1 milione di euro e 7 milioni nel 2013).