Il ritardo nei pagamenti dalla PA nei confronti delle imprese edili ha generato ben 19 miliardi di euro di crediti di cui 9 mld vantati da costruttori dell’ANCE (Associazione nazionale costruttori edili).
Le imprese dell’Edilizia sono dunque sul piede di guerra contro la piaga del ritardo nei pagamenti dalla PA, tema centrale del D-Day, ovvero il “Decreto ingiuntivo-Day”. Per recuperare i 19 miliardi di crediti vantati le imprese edili stanno passando alle vie legali – decreti ingiuntivi e class action – perché venga sbloccato almeno un primo miliardo di euro.
Tutto questo in attesa che arrivino gli annunciati e tanto attesi tre decreti, tra cui quello per la compensazione tra crediti e debiti fiscali contratti in passato e iscritti a ruolo.
Proprio su questo tema si è espresso il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti: « è necessario che con tali decreti non si scarichi ancora una volta sulle imprese il rischio di insolvenza della pubblica amministrazione». La preoccupazione è legata al meccanismo della cessione del credito pro-solvendo: secondo l’Ance è «irrinunciabile mantenere la destinazione del plafond di due miliardi, messo a disposizione della Cassa depositi e prestiti, esclusivamente per operazioni di cessione pro soluto del credito».
E oltre a sbloccare i crediti del passato bisogna fare qualcosa per il futuro, visto che ormai i tempi medi di pagamento dalla PA hanno raggiunto gli otto mesi, con picchi di due anni. È il caso del Comune di Napoli, che arriva a pagare anche con 40 mesi di ritardo. Ma anche il Comune di Roma non è da meno, così come molte altre realtà italiane.
Ancora una volta si ribadisce il ruolo del patto di stabilità che vieta agli Enti locali di «spendere le risorse che hanno in cassa. Nel triennio 2012-2014 questo meccanismo provocherà un blocco di investimenti pari a 32 miliardi di euro».
Ora, dicono le imprese, deve essere ristabilito un equilibrio contrattuale fra le parti, «non si possono far fallire le imprese per non far fallire lo Stato». Tra le proposte quella che i Comuni mantengano nelle proprie casse una quota maggiore del gettito IMU.