Il ritardo nei pagamenti dalla PA insieme a quello del rimborso crediti IVA rappresentano una delle principali problematiche che stanno attanagliando le imprese italiane, soprattutto le PMI, già in difficoltà a causa del perdurare della crisi economica globale.
2,2 mld per il rimborso dei crediti IVA
E mentre l’Associazione Nord-Ovest 2020 si prepara a dare il via ad una class action per far risarcire le imprese dei danni causati dai ritardi nel rimborso crediti IVA, l’Agenzia delle Entrate annuncia l’arrivo da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze di 2,2 miliardi di euro destinati proprio al pagamento dei crediti IVA vantati da imprese, artigiani e professionisti.
L’Agenzia rivela che «la somma complessiva rimborsata nel 2012 a imprese, artigiani e professionisti arriverà a ben 3,1 miliardi di euro, a fronte dei 2,7 miliardi erogati nello stesso periodo del 2011, con un incremento di circa il +14%».
Di questi già nei prossimi giorni ne saranno erogati 400 milioni, i rimanenti pagamenti avverranno a partire dalla seconda metà del mese di maggio.
Una buona notizia per circa undicimila partite IVA e per tutte quelle imprese a corto di liquidità e a rischio chiusura che stanno cercando di sopravvivere a non poche difficoltà economiche e finanziarie aggravate dalle inadempienze dello Stato.
Class Action risarcimento danni
Anche se lo sblocco non coprirà tutti i crediti vantati dalle imprese con lo Stato, visto che ad oggi questi ammontano a circa 5 miliardi di euro, sicuramente è un primo segnale di qualcosa che si sta muovendo.
Secondo l’Associazione Nord-Ovest 2020 «a partire dal 2010, il rimborso di tali crediti ha subito un drastico stallo», una situazione che «si pone in palese contrasto con la disciplina nazionale e comunitaria in materia di IVA e, tra l’altro, pone le imprese italiane in una condizione di chiaro svantaggio competitivo rispetto ai competitor stranieri».
Secondo le statistiche, infatti «all’interno della Unione Europea l’Italia è all’ultimo posto nel pagamento dei crediti IVA, con tempi a volte prossimi a 2 anni, mentre la media dei rimborsi – ad es., in Germania, Francia e Belgio – vede i relativi crediti saldati entro 60 giorni».
Il procedimento giudiziario relativo alla class action per ottenere il risarcimento dei danni subiti da PMI e imprese per il mancato pagamento dei rimborsi IVA verrà iniziato avanti il Tribunale di Roma nei confronti della Presidenza del Consiglio e del Ministero dello Sviluppo.
Le posizioni della politica
Per il presidente della Commissione Finanze della Camera Gianfranco Conte è prioritario accelerare sui crediti IVA: «anche se in passato abbiamo visto che di questo strumento è stato fatto a volte un uso improprio, quello del rimborso dei crediti IVA, avendo a disposizione poche risorse, va considerato come il percorso da privilegiare».
Anche Maurizio Leo del Pdl ha firmato un’interrogazione al Governo che chiede tempi certi e procedure semplificate sui mancati rimborsi dei crediti IVA.
E intanto oggi il segretario del Pdl, Angelino Alfano, dovrebbe presentare i dettagli della proposta che prevede la compensazione tra crediti commerciali e debiti fiscali. Ipotesi mal vista dal premier Mario Monti anche se Alfano ribadisce che si tratta di una proposta di legge «di buon senso e in linea con i principi dello statuto del contribuente».
Fondamentalmente, spiega Alfano, «se l’imprenditore ha un debito fiscale con lo Stato e al contempo un credito per prestazioni erogate allo Stato lo può compensare. Questo sarà scritto nella nostra proposta e poi noi proporremo un rapido recepimento della direttiva europea che prevede il dovere per la PA di fare i pagamenti entro sessanta giorni».
Sul tema dei crediti IVA il capogruppo Udc alla Camera, Gian Luca Galletti, ha sottolineato che «i ritardi dei pagamenti e dei rimborsi sono un’enorme ingiustizia» e ha dichiarato che si sta lavorando per «ampliare il tetto dei rimborsi, compatibilmente però con le finanze pubbliche».
In più Galletti rivela «stiamo lavorando anche all’ipotesi, non valida per il passato, che un’azienda paghi le imposte allo Stato solo quando lo Stato paga, cioè quando l’azienda ha effettivamente incassato quello che le era dovuto».
Marco Causi del Partito democratico ha infine spiegato che «durante uno dei decreti estivi il Pd aveva proposto, con suo emendamento, che in presenza di crediti dalla PA, il debito tributario non pagato non venisse gravato da sanzioni e interessi. Il Governo di allora disse di no per motivi di copertura. Fermo restando che aspettiamo di leggere la proposta del Pdl, è chiaro che il punto cruciale è la copertura».