I ritardati pagamenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni hanno messo in ginocchio migliaia di imprese sul territorio nazionale.
In particolare le Pmi, il vero tessuto produttivo italiano, rischia di non sopravvivere ai tempi estremamente lunghi delle PA, che nel 58% dei casi rispondono al pagamento solo dopo 120 giorni.
Un ritardo nei pagamenti eccessivo, che non consente alle aziende di ristrutturarsi, rifinanziare il patrimonio e ricostituire le scorte. Per non parlare dei casi limite, nei quali i pagamenti arrivano dopo 700 giorni.
A fronte di una media europea di 63 giorni, in Italia il 75% dei pagamenti avviene tra 60 e 120 giorni, con i clienti stranieri che pagano prima, ovvero fra i 30 e i 60 giorni.
L’emergenza è trasversale e riguarda non solo il credito diretto che le PA devono corrispondere alle Pmi, ma anche i rapporti con le banche che spesso penalizzano le aziende per ritardi nei pagamenti dovuti alla mancanza di liquidità.
Si tratta di un quadro estremamente preoccupante, delineato dall’indagine «Pmi e ritardati pagamenti» realizzata da Ufficio Studi di Confindustria Padova e Fondazione Nord Est su un campione di 389 aziende.
Chi si aspettava una rapida e definitiva risoluzione del problema con la manovra finanziaria Monti dovrà ricredersi e continuare a fare i conti con questa situazione di ingiustizia complessiva e con i 100 miliardi di euro ancora nelle casse delle PA.