La riforma delle pensioni contenuta nella manovra finanziaria del Governo Monti approvata in CdM sta facendo incendiare gli animi: a margine delle consultazioni tra il presidente del Consiglio e le parti sociali, Cgil, Cisl e Uil dicono un “no” compatto alle misure anti-crisi in materia di previdenza illustrate loro all’incontro a Palazzo Chigi ed ufficializzate dal Governo a conclusione della seduta del Consiglio dei Ministri.
Cisl: misure insostenibili
A far discutere non sono solo i contenuti della riforma delle pensioni 2012 ma anche la mancanza di sufficiente dialogo. Il leader della Cisl Raffaele Bonanni aveva infatti chiesto « un patto sociale per gestire socialmente questa manovra».
Sin dall’incontro con il Premiér Monti, Bonanni aveva dichiarato di ritenere troppo veloce il passaggio al contributivo pro rata e l‘innalzamento dell’età pensionabile: «non è una modifica sostenibile», senza considerare che «è sbagliato il provvedimento sulle rivalutazioni delle pensioni» e che non vi è traccia di misure che rendano obbligatoria la previdenza integrativa .
Cgil: articolo 18 e 40 anni intoccabili
Per il segretario generale della Cgil Susanna Camusso la riforma delle pensioni appena approvata è:
«un durissimo colpo ai redditi dei pensionati. Un allungamento insostenibile per tanti lavoratori e lavoratrici che si troverebbe sconvolte le prospettive di pensione e molto incrementati gli anni di lavoro.»
Il leader della Cgil – che si è sempre battuta per i due punti fondamentali e “intoccabili”, articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e 40 anni di contributi come requisito necessario e sufficiente per andare in pensione, indipendentemente dall’età anagrafica (non un obbligo ma «un diritto a uscire dal lavoro») – ha dovuto incassare la decisione del ministro del Welfare Elsa Fornero , che ha confermato l’aumento del requisito d’età per la pensione: 42 per gli uomini e 41 per le donne.
Uil: «spinta verso la recessione»
Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti si è dimostrato preoccupato soprattutto per la «contrazione dei consumi legata alla diminuzione del potere d’acquisto» che «significherà meno occupazione.
Si tratta quindi di una manovra finanziaria che darà una spinta verso la recessione».
Le misure presentate dal Governo Monti non centrano tre obiettivi importanti: rigore, equità e sviluppo, «le scelte devono essere coerenti e comprensibili» se si vogliono «rendere comprensibili i sacrifici».
Non si può chiedere agli italiani di lavorare senza avere alcun vantaggio dal versamento dei contributi, ha concluso Angeletti sottolineando la necessità di separare assistenza da previdenza e di agire per ridurre i costi della politica.