Bonus 80 euro, le disparità familiari

di Noemi Ricci

Pubblicato 13 Luglio 2017
Aggiornato 18 Aprile 2021 07:12

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Il Bonus di 80 euro in busta paga va in gran parte a famiglie abbienti, ma bisogna anche vedere la situazione familiare dei giovani che entrano nel mercato del lavoro.

Il Bonus di 80 euro in busta paga era stato pensato dall’ex premier Matteo Renzi per agevolare le famiglie maggiormente in difficoltà dal punto di vista economico, eppure secondo gli ultimi dati ISTAT a beneficiarne sarebbero, nel 40% dei casi, le famiglie con i redditi più alti, o meglio medio-alti.

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Si tratta di un dato paradossale, quello evidenziato dall’istituto di statistica, frutto del meccanismo che consente di fruire del beneficio in caso di reddito tra gli 8mila ed i 24mila euro, in maniera integrale, e tra i 24mila ed i 26mila, in misura ridotta. Trattandosi di un bonus incassato con la busta paga, a chi ha un reddito inferiore agli 8mila euro (i cosiddetti incapienti) non arriva invece nulla, al pari di chi ha al contrario uno stipendio che supera i 26mila euro.

Il punto è che ad essere preso in considerazione è il reddito del singolo lavoratore, non del suo nucleo familiare. Così non è infrequente che il Bonus sia stato fruito da una famiglia che, nel suo complesso, risulta essere tutt’altro che in difficoltà economica.

Nella propria analisi l’ISTAT ha suddiviso le famiglie italiane in cinque classi dalla più povera alla più ricca. Sulla base di questa suddivisione è emerso che il bonus da 80 euro è stato fruito in complesso da 9,4 milioni di famiglie e in particolare è stata la quarta classe, quasi 2,4 milioni di nuclei, a godere maggiormente dell’aiuto del Governo. Ma anche la quinta classe, la più ricca, ha beneficiato del Bonus: oltre 1,6 milioni di nuclei, contro 1,4 milioni di famiglie del primo gradino, quello più povero. In totale il 40% del Bonus è andato tra quarta e quinta classe.

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Enrico Morando, viceministro dell’Economia, spiega:

“Il Bonus da 80 euro al di là di Eurostat che lo classifica come una spesa, è nei fatti una riduzione dell’IRPEF, ossia dell’imposta sui redditi delle persone fisiche. È fuorviante prendere in considerazione il reddito delle famiglie”.

Nei dati ISTAT, infatti, sono stati considerati i nuclei familiari nel loro complesso, dunque sono stati calcolati sia gli stipendi dei genitori che solitamente hanno una posizione lavorativa più consolidata, sia quelli dei figli giovani che sono appena entrati nel mercato del lavoro e che magari neanche vivono più con la famiglia di origine, pur rientrano ancora nello stesso nucleo familiare.