E’ operativo da sabato 1° luglio lo split payment IVA allargato a nuovi enti e categorie di partite IVA dalla manovra bis: scissione dei pagamenti anche per i professionisti che fatturano con la PA, e verso nuovi enti e società pubbliche (ad esempio, quelle quotate in borsa). Lo split payment prevede che il fornitore della PA fatturi applicando l’IVA, che però non gli viene versata, ma viene pagata direttamente al Fisco dalla pubblica amministrazione committente. In base alle novità, lo split payment si applica anche alle operazioni con società controllate dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, da Regione, Province, Comuni, Città metropolitane, Unioni di comuni, società quotate sull’indice Ftse Bib di Borsa Italiana. E si applica anche ai professionisti, che prima erano esclusi.
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In pratica, dal primo luglio lo split payment vale per imprese e professionisti a partita IVA che fatturano verso la PA alle quali si aggiungono le società e gli enti sopra indicati. In fattura (si tratterà di fattura elettronica, obbligatoria verso la PA), si segna la dicitura “scissione di pagamento“.
Attenzione: niente split payment per coloro che applicano il regime forfettario o altri regimi speciali IVA.
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L’elenco delle pubbliche amministrazioni verso le quali è obbligatorio lo split payment è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 229 del 30 settembre 2016. Dal 2018 verrà annualmente aggiornato dall’ISTAT (entro il 30 settembre dell’anno precedente).
Ricordiamo che la proroga al 30 giugno 2020 con allargamento dello split payment prevista dalla manovra bis è stata autorizzata dall’UE su specifica richiesta italiana: la scissione dei pagamenti non è prevista dal regolamento IVA comunitario, ma l’Italia ha chiesto di poterlo applicare per correggere i conti pubblici, in considerazione dei buoni risultati sul fronte del recupero di evasione IVA ottenuti dal 2015, primo anno di applicazione dello split payment.