In sei anni di recessione sono salite sia le imposte locali sia quelle nazionali, per un totale di oltre 29 miliardi di euro (+6,5%). I calcoli sono della CGIA di Mestre, che rileva una crescita delle tasse locali del 6,1% e di quelle centrali dell’8%. L’incremento riguarda l’intero panorama fiscale, ovvero IRPEF, IVA, IRES e IMU con l’unica eccezione dell’IRAP, che invece è scesa del 13%. Il conto più salato è quello dell’IMU-TASI: rispetto alla vecchia ICI, le tasse sulla casa dal 2010 sono aumentate del 120%.
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In valore assoluto, le tasse nazionali sono salite di 21,6 miliardi e quelle locali di 7,7 miliardi di euro. Il gettito, invece, è rimasto praticamente invariato: 453mila 913 euro nel 2010, 483mila 251 nel 2015. La sua composizione: il 21,6% dell’incasso fiscale dello scorso anno è finito nelle casse di Regioni e Comuni (104,4 miliardi di euro), il 78,4% in quelle dell’Erario (378,8 miliardi di euro).
Nei sei anni considerati, 2010-2015, sottolinea Paolo Zabeo:
«la tassazione locale è salita del 46%. Questa impennata è dovuta al forte decentramento fiscale iniziato 25 anni fa», quando «Regioni e Comuni sono diventati responsabili della gestione di importanti aree funzionali come la sanità, i servizi sociali, il trasporto pubblico locale, senza aver beneficiato di un corrispondente aumento dei trasferimenti dallo stato centrale», ridotti per far quadrare i conti pubblici.
Un andamento in netta controtendenza rispetto a quello che succede nell’Unione Europea, dove i paesi federali, sottolinea Renato Mason, segretario della CGIA:
«presentano un costo complessivo della macchina pubblica pari alla metà di quello registrato dai paesi unitari».
Conclusione: «per avvicinarci ai primi siamo convinti che dobbiamo attuare il federalismo fiscale», in modo da abbassare «il carico fiscale sia al centro sia in periferia». Per raggiungere l’obiettivo, secondo l’associazione degli artigiani di Mestre,
«mancano due tasselli importanti: la piena attuazione dei costi standard nella sanità e negli enti locali», misure su cui il Governo dovrebbe accelerare, «per dare il via libera a un vero cambiamento che riscriverebbe i rapporti fra fisco e contribuenti».