Diffusi dal Ministero del Lavoro i dati sulla riforma dell’ISEE, entrata nel vivo nel 2015. Il bilancio è positivo,:grazie alle modifiche apportate al meccanismo di calcolo ISEE e alla nuova formula di DSU, le dichiarazioni sono risultate più veritiere, almeno stando alle dichiarazioni del ministro Giuliano Poletti:
«Si conferma la buona capacità del sistema ISEE di assorbimento delle nuove procedure. Ricordiamo che accanto a un ISEE profondamente riformato, è cambiato anche il modo in cui si richiede l’indicatore. Non più sulla base di informazioni tutte autocertificate, ma con la “post-compilazione” della dichiarazione da parte di INPS mediante rilevazione automatica delle informazioni nei propri archivi e in quelli dell’Agenzia delle Entrate».
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Tra i buoni risultati ottenuti dalla riforma dell’ISEE anche i tempi di rilascio più rapidi:
«Ormai si è stabilmente intorno ai quattro giorni, cioè meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento ISEE e gli “errori” nella compilazione sono sempre meno frequenti, tanto da ridursi a giugno a percentuali fisiologiche».
Passando ai numeri, Poletti rivela che solo nel primo semestre 2015 sono oltre 2 milioni i nuclei familiari che hanno presentato una Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) a fini ISEE:
«È un patrimonio informativo che permette di consolidare le conoscenze rispetto agli effetti delle nuove regole».
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Dai dati rilevati dal Ministero del Lavoro è emerso che:
- la maggior parte delle DSU sono state presentate nel Mezzogiorno;
- per il 46,9% degli italiani il nuovo ISEE è risultato più favorevole;
- per 16,6% non è cambiato nulla rispetto all’ISEE pre-riforma;
- gli ISEE meno favorevoli sono dipesi dai valori patrimoniali: il patrimonio infatti pesa molto di più nel nuovo indicatore, da un ottavo (12,4%) a poco meno di un quinto (18,2%);
- le DSU con patrimonio mobiliare nullo sono passate da quasi il 75% a meno del 20% per effetto dell’annuncio del rafforzamento dei controlli fiscali;
- per i nuclei delle persone con disabilità le nuove regole hanno comportato un aumento del numero di nuclei per i quali l’ISEE si azzera, passato da meno del 9% a più del 20%.