Sono dipendente di una società olandese, lavoro in smart working e in busta paga mi vengono trattenute le tasse. Tuttavia vivo per la maggior parte dell’anno in Italia: come mi devo comportare da dipendente alla luce delle nuove regole sulla fiscalità internazionale?
Non mi pare che le nuove regole sulla fiscalità internazionale cambino la sua situazione. Lei, come lavoratore in smart working, può pagare le tasse le tasse in Italia se ha mantenuto la residenza.
La fiscalità dei lavoratori in smart working è dettagliata nella circolare 25/2023 dell’Agenzia delle entrate. In base alla quale, i criteri di residenza fiscale delle persone fisiche restano quelli previsti dall’articolo 2 del TUIR e non subiscono alcun mutamento per coloro che svolgono un’attività lavorativa in smart working.
Si considerano residenti in Italia le persone fisiche che, per la maggior parte del periodo d’imposta (183 giorni in un anno o 184 giorni in caso di anno bisestile) sono in alternativa:
- iscritte nelle anagrafi della popolazione residente;
- domiciliate nel territorio dello Stato italiano, da intendersi come sede principale di affari, interessi economici e relazioni personali come desumibile da elementi presuntivi;
- residenti nel territorio dello Stato italiano.
Le modalità di svolgimento della prestazione lavorativa non incidono sui criteri di determinazione della
residenza fiscale, che restano ancorati all’integrazione di almeno una delle condizioni di cui all’articolo 2 del TUIR, testo unico imposte sui redditi.
La circolare delle Entrate presenta diversi casi in cui il lavoratore residente in Italia paga le tasse in Italia, pur lavorando in smart working per un’impresa estera.
Alcuni esempi di lavoratori che pagano le tasse in Itali:
- straniero che lavora dall’Italia in smart working per un datore di lavoro estero, permanendo per la maggior parte dell’anno solare presso un’abitazione ubicata nel nostro Stato.
- italiano che si è trasferita all’estero, dove svolge un’attività lavorativa in smart working, ma che ha mantenuto l’iscrizione nelle anagrafi della popolazione residente in Italia per la maggior parte del periodo d’imposta e dunque, anche se vive all’estero, continuerà a qualificarsi come residente in Italia in ragione del requisito anagrafico, pagando le tasse sul reddito nello Stato italiano.
- italiano iscritto all’AIRE per la maggior parte del periodo di imposta, con un contratto di lavoro con un datore estero nel quale sia indicata come sede ordinaria di lavoro il Paese risultante dall’iscrizione all’AIRE (o altro Stato estero), potrà considerarsi fiscalmente residente in Italia se mantiene la dimora abituale, dalla quale svolga la prestazione lavorativa con modalità agile.
Se lei non ha spostato la residenza fiscale, come residente in Italia che lavora in smart working per un’impresa estera deve pagare le tasse in Italia.
Anche in base a quanto prevede il modello OCSE sui redditi da lavoro dipendente, si è soggetti a tassazione nello stato di residenza del contribuente, a meno che l’attività lavorativa non venga svolta nell’altro Stato (in questi casi, i redditi devono essere assoggettati ad imposizione concorrente in entrambi i Paesi).
Mi pare di capire che lei viva in Italia, di conseguenza anche in qualità di lavoratore dipendente in smart working per un’azienda estera paghi le tasse in Italia.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz