Pensioni e cumulo lavoro: i rimborsi spese fanno reddito

I rimborsi spese contribuiscono a formare il reddito: lo sottolinea la risposta dell’Agenzia delle Entrate all’interpello 482/2022.

Le somme dirette a “risarcire” le spese sostenute dal professionista per la produzione del reddito, rappresentano il “rimborso” di “un costo che, in quanto inerente all’esercizio dell’attività professionale, ai sensi dell’articolo 54 del TUIR, il professionista ha dedotto dal reddito di lavoro autonomo. Anche a questa ulteriore somma, pertanto, deve essere riconosciuta rilevanza reddituale, in quanto riconduce il reddito alla misura che lo stesso avrebbe assunta qualora non fosse stata sostenuta la spesa per i servizi affidati a terzi.

L’interpello segnala una serie di precedenti documenti di prassi dell’Agenzia delle entrate, come le risoluzioni 356/2007 e 106/2010. Deve però verificare se le precisazioni contenute nei provvedimenti citati possano adattarsi alla sua fattispecie.

Anche sul portale del Fisco, nella sezione dedicata alle ritenute sul reddito da lavoro autonomo, si legge:

rientrano nella base imponibile, oltre ai compensi professionali, anche i rimborsi a piè di lista per le spese di viaggio, vitto e alloggio nonché tutte le spese documentate anticipate dal professionista e rimborsate dal committente, anche se le fatture risultano intestate, oltre che al professionista, anche al committente nell’interesse del quale sono state sostenute.

In base a questa interpretazione, i rimborsi spese da lei indicati contribuiscono alla formazione del tetto massimo di 5mila euro annui di cumulabilità con la pensione Quota 100-102-103.

Analogo ragionamento può essere applicabile per le limitazioni di cumulo di reddito per l’APE Sociale, seppur con diverse soglie e vincoli. In tutti i casi, infatti, i rimborsi spese fanno reddito e quindi rilevano al calcolo della soglia.

Risposta di Barbara Weisz