Previdenza complementare: guida a fondi pensione e investimenti

di Nicola Santangelo

Pubblicato 13 Ottobre 2011
Aggiornato 22 Marzo 2012 10:07

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Fondi pensione negoziali o aperti, investimenti immobiliari, piani di accumulo: una guida per orientarsi fra le proposte in un momento di crisi e incertezza comprese le proposte creative: fare impresa.

Borse che oscillano come pendoli di Foucault, mercati che impauriscono come horror movie, Stati che rischiano il default, governi che tagliano i sussidi e aumentano le tasse…: visti i tempi che corrono, la pensione si allontana e aumenta l’incertezza sull’entità dell’assegno che incasseremo.

Quale direzione stiamo percorrendo? Difficile dirlo e ancora più enigmatico è prevedere il futuro in tema di pensioni. Stiamo pagando contributi INPS per una pensione che in realtà non avremo mai o sarà irrisoria?

Previdenza INPS

La verità è che attualmente siamo chiamati a versare una parte dei nostri stipendi alla previdenza obbligatoria, il TFR (trattamento di fine rapporto) ad un fondo pensione e in più ci viene consigliato di aderire ad una forma pensionistica complementare affinché si possa arricchire quel misero e sempre più magro assegno mensile che sarà corrisposto dall’INPS quando matureremo i requisiti per andare in pensione e le varie riforme (finestra mobile, innalzamento età pensionabile, ecc. ) ci consentiranno di accedervi.

Già, perché le pensioni nel corso degli anni hanno subito tagli significativi con aspettative medie del 50% dell’ultimo stipendio.

Previdenza complementare

In effetti lo scopo della previdenza complementare è quello di costruire un’integrazione all’assegno pensionistico in modo tale da raddoppiarlo.

Alcuni lavoratori dipendenti vi hanno destinato il proprio TFR indicando liberamente in quale tipo di investimento devono confluire gli accantonamenti – tra fondi pensione aperti o chiusi e piani individuali di previdenza – specificando il tipo di gestione desiderata e quali investimenti obbligazionari, azionari, bilanciati, prudenti o aggressivi.

I fondi pensione negoziali

Dal punto di vista economico i fondi pensione negoziali risultano i più indicati. Si tratta di fondi pensione costituiti in base all’iniziativa delle parti sociali mediante contratti o accordi collettivi, regolamenti aziendali, accordi fra lavoratori autonomi o liberi professionisti, promossi dai sindacati o dalle associazioni di categoria. Sono aperti all’adesione dei lavoratori appartenenti ad aziende, enti o settori per i quali trova applicazione il contratto o l’accordo stipulato. Fra i più popolari fondi pensione negoziali si hanno Cometa per il settore metalmeccanico e Fonchim per il settore della chimica.

I fondi pensione aperti

Alternativa ai negoziali sono i fondi pensione aperti, istituiti da banche, società di gestione del risparmio, Sim e imprese di assicurazione. Possono aderire a questi fondi i lavoratori dipendenti, gli autonomi, casalinghe e studenti. Da citare che anche le forme pensionistiche individuali di previdenza (Fip o Pip) che negli ultimi anni hanno visto aumentare il numero degli iscritti.