Il DEF contiene numeri importanti per le finanze pubbliche, il rispetto dei vincoli europei, le politiche di sviluppo e, diciamolo, anche per le tasche dei contribuenti: da una parte ci sono le notizie positive per i lavoratori dipendenti, che avranno un aumento in busta paga fino a 80 euro al mese, dall’altra c’è un aumento della pressione fiscale che prosegue per il 2014 e 2015, restando ai massimi storici. Proviamo un po’ ad analizzare il Documento di Economia e Finanza approvato dal Governo: chi ci guadagna (es.: i lavoratori dipendenti) e chi ci perde (es.: i manager pubblici).
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Le tasse nel DEF
Il DEF prevede per il 2014 un aggravio dell’imposizione fiscale di 0,2 punti, con la pressione fiscale al 44%, dal 43,8 del 2013 (stessi livelli previsti anche per il 2015). Le tasse torneranno a scendere nel 2016. I dipendenti che beneficeranno dell’operazione compensano l’aumento delle tasse, e a fine anno hanno un vantaggio. Per gli altri contribuenti, invece, ci sono solo i rincari. Gli aumenti si concentrano sulle imposte indirette e sulle tasse di natura finanziaria e patrimoniale. Il Def fa salire l’imposta sulle rendite finanziarie al 26%, colpendo il risparmio delle famgilie: si salvano i titoli di Stato che restano al 12,5%. Per il resto, i rincari che scattano nel 2014 erano stati precedentemente stabiliti dalla Legge di Stabilità (es.: in materia di IMU e Tasi) o da altre norme (aumento IVA).
Più detrazioni…
Le famiglie che riceveranno l’aumento in busta paga (beneficio destinato a una platea di circa 14 milioni di persone), riusciranno a compensare interamente gli aumenti fiscali e anzi, rispetto allo scorso anno, guadagneranno dai 500 ai mille euro all’anno in più. I calcoli sono effettuati dalla Cgia di Mestre, sulla base delle norme annunciate (attese in CdM il 18 aprile), che prevedono un aumento delle detrazioni Irpef per i redditi da lavoro dipendente fino a 25mila euro, con beneficio che può arrivare a 80 euro al mese.
Prendiamo una famiglia bireddito: due lavoratori dipendenti, uno a 20 e l’altro a 23mila euro annui lordi di stipendio, entrambi beneficiari del taglio del cuneo fiscale, avrà un vantaggio Irpef pari a 1.427 euro (applicando le detrazioni previste dalla Legge di Stabilità 2014 e quelle annunciate dal Governo Renzi sul lavoro dipendente). Risparmierà anche sui rifuti, perché la tassa (dal 2014, la Tari) è ipotizzata analoga alla vecchia Tares, ma quest’anno non si paga la maggiorazione di 38 euro del 2013.
=> Aumento in busta paga iniquo?
…e più tasse
La stessa famiglia – due persone con un figlio, in un appartamento di 127 metri quadri con rendita catastale di 621 euro, due auto che percorrono mediamente mille chilometri l’anno e risparmi pari a 31mila euro di cui 6mila in conto corrente e 25mila in titoli – sull’immobile pagherà 18 euro in meno in IMU (risparmierà l’importo della mini IMU sulla prima casa) ma pagherà 104 euro di Tasi (calcolo teorico, che ipotizza un’aliquota all0 0,1% e niente detrazioni). Inoltre la benzina, fra accise e IVA costerà 18 euro in più. Sui titoli, 13 euro in più di bollo e 45 di ritenuta sugli interessi (la tassazione sale al 26% nel 2014). Infine, l’aumento IVA costerà circa 171 euro. Tutti questi aggravi sono dovuti ad una serie di maggiorazioni fiscaliche valgono per tutti i contribuenti: Tasi, benzina, IVA, imposte di bollo sui titoli.
Calcolo risparmi
Risultato? Un risparmio a fine anno di 1.127 euro. Per una famiglia monoreddito, invece, il risparmio a fine anno sarà di 501 euro, contro un aumento di stipendio dovuto agli sconti Irpef di 645 euro. In pratica, le nuove tasse si mangiano circa 150 euro del famoso aumento in busta paga, riferendosi a reddito medi di 23mila euro, abitazione di 80 mq con rendita catastale di 420 euro, auto che percorre 10mila km all’anno. Anche in questo caso, le due voci più pesanti sono la Tasi (+70 euro) e l’IVA (+95 euro). Attenzione: si tratta di calcoli teorici, in realtà le delibere dei Comuni dovrebbero essere destinate ad azzerare anche la Tasi per gli immobili di modesto valore.
Non ci sono aggravi di imposte dirette (quelle che si calcolano sul reddito), anzi. Su questo fronte, oltre alle già citate agevolazioni per i dipendenti ci sono anche tagli per le imprese, con l’Irap ridotta del 5% (taglio che salirà al 10% nel 2015).