Ormai è ufficiale, la TASI 2014 potrà costare fino allo 0,8 per mille in più rispetto a quanto indicato dalla Legge di Stabilità. Cosa significa per le tasche dei contribuenti? Per capirlo, facciamo il punto sul Decreto IMU-TASI approvato dal Governo per dare più autonomia Comuni nella tassazione sugli immobili e mettiamo a confronto vecchia IMU e nuova TASI, concentrandoci sull’abitazione principale.
Aliquote
Detrazioni
- IMU: prevedeva una detrazione statale fissa di 200 euro più 50 per ogni figlio, con conseguente azzeramento d’imposta per le abitazioni di minor pregio.
- TASI: nessuna detrazione standard, decidono i Comuni come modularle, sfruttando obbligatoriamente il maggior gettito derivante dalla maggiorazione dell’aliquota per questo scopo, ossia per detrazioni o altre forme di sconti (es.: per numero di figli, ISEE favorevole).
N.B. In realtà le detrazioni o le altre misure relative all’abitazione principale dovranno garantire che «gli effetti sul carico dell’imposta TASI siano equivalenti a quelli dell’IMU prima casa». Per capire cosa questo significhi è meglio attendere il testo definito del Dl in Gazzetta Ufficiale, ma l’interpretazione letterale dovrebbe escludere in via generale che la TASI costi più dell’IMU, ma con margini più ampi di flessibilità nei Comuni non si può escludere.
Esempi
- IMU: una prima casa con imponibile di 50mila euro in un Comune con aliquota 0,4% non pagava nulla, compensandosi con le detrazioni; con imponibile a 60mila euro pagava 40 euro, ma con un altro figlio anhe in questo caso azzerava l’imposta.
-
TASI: lo stesso immobile di 50mila euro – ipotizzando che lo stesso Comune imponga l’aliquota massima dello 0,33% – pagherebbe 165 euro di IMU, a cui applicare eventuali detrazioni. Se non ne fosser previste per nuclei familiari più grossi, allora scatterebbe un bel rincaro rispetto al 2012.
=>Confronta con i ricari per le imprese
Delibere
Se è ormai chiaro che per gli importi tutto dipenderà dalle delibere dei Comuni, sta emergendo chiaramente come questo varrà anche per gli adempimenti. Con l’aggravante che, dal punto di vista della semplificazione, non si può certo dire che siano stati fatti passi avanti, anzi: ad oggi nessun contribuente è in grado di sapere quanto dovrà pagare, nemmeno in via approssimativa. Anche l’IMU lasciava margini ai Comuni, ma almeno nel 2012 era stata stabilita una prima rata con aliquote standard per tutti.
Nel 2013 la situazione si è complicata: balletto di decreti che hanno via via eliminato prima l’acconto e poi il saldo sul filo di lana (lasciando tutti nell’incertezza al ridosso delle scadenze), il proliferare di delibere comunali; oltre 5mila comuni con nuove aliquote di fine anno e centinaia di soluzioni diverse fra loro; colpo di scena finale dato dalla Mini IMU di gennaio. Per il 2014 il rischio è analogo, non solo su seconde case e immobili d’impresa ma anche sulle prime case.
Rateazione
Infine c’è una novità sulle tempistiche: il decreto prevede che l’IMU si paghi in almeno due rate, ma non eslcude la possibilità di un’unica rata il 16 giugno. Anche in questo caso decideranno i Comuni: ogni contribuente deve attendere l’emanazione della delibera per sapere “se, quando e quanto” dovrà pagare. L’unica cosa immutata? Le modalità di versamento: con F24 o bollettino postale.
E per fortuna che nel 2014 dovevava sparire l’IMU sulla prima casa…