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Redditometro come Studio di Settore?

di Nicola Santangelo

Pubblicato 20 Agosto 2010
Aggiornato 11 Gennaio 2012 10:47

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Analisi dell'accertamento sintetico: analisi incrociate per combattere l'evasione fiscale e stanare i contribuenti mendaci

Lavorare versando regolarmente tasse e tributi, senza essere oppressi dal Fisco, è il desiderio di tutte i contribuenti oneste: pagare tutti per pagare meno. Tuttavia, in Italia l’evasione fiscale ha portato ad un buco da 120 miliardi, che il Governo ha deciso di colmare attingendo alle tasche dei contribuenti e rendendo molto più rigidi i controlli incrociati per evidenziare eventuali incongruenze.

Come? Con il temuto Redditometro, il primo accertamento di stampo federale. Ciò vuol dire che se possiedo una Porsche e dichiaro un reddito di 8.000 euro l’anno c’è qualcosa che non funziona. E ci sono voluti tutti questi anni per giungere ad una soluzione come questa!

In realtà, l’accertamento sintetico esiste da oltre un decennio, solo che adesso il Fisco ne ha potenziato gli effetti attraverso l’introduzione di un decreto legge volto a contestualizzare la situazione reddituale del contribuente in base alla situazione familiare e alla regione di residenza.

Il dl 78/2010 introduce infatti un importante concetto che mette in relazione la spesa con la capacità reddituale. A fronte di particolari dimostrazioni di capacità di spesa deve necessariamente corrispondere un reddito altrettanto adeguato.

In caso contrario il contribuente sarà chiamato a dimostrare che il reddito percepito, e quindi dichiarato nel modello Unico, è sufficiente a coprire la spesa sostenuta per l’acquisto di beni e servizi fruiti nel corso dell’anno.

Il nuovo Redditometro si fonda su elementi indicativi della capacità contributiva del cittadino individuati sulla base di campioni di contribuenti differenziati sul nucleo familiare e sull’area territoriale: in pratica, le spese che si andranno a considerare sono realmente quelle sostenute dal contribuente e rispondenti al territorio di domicilio in cui sostiene tali oneri.

Pertanto, per sostenere le spese dichiarate il contribuente dovrà dichiarare un lordo proporzionale. In caso contrario il Redditometro selezionerà il contribuente, che sarà inevitabilmente sottoposto ad accertamento. Gli accertamenti scatteranno quando lo scostamento fra reddito presunto e dichiarato sarà superiore al 20%.

Tuttavia, dal primo luglio 2011 l’avviso di accertamento fiscale al contribuente diventerà esecutivo al momento della notifica. I giudici tributari, comunque, possono concedere la sospensione dei debiti erariali per un massimo di 150 giorni.

Anche i singoli contribuenti sono dunque coinvolti in una sorta di Studi di settore? Non proprio, però tra i due elementi c’è molta affinità. Diciamo che il Redditometro è il fratello minore degli Studi di settore.

Secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, l’obiettivo finale è individuare le risorse sottratte allo Stato per riportarle in modo equilibrato nelle casse dell’Erario, quindi restituirle alla collettività.

Se lo scostamento sarà rilevante il contribuente avrà la possibilità di chiarire la sua posizione e, in contraddittorio, definire la pretesa del Fisco fino anche a farla abbandonare.

Tutto questo potrà avvenire grazie allo sviluppo, in questi anni, di una enorme banca dati costituita dall’anagrafe tributaria, creata proprio per raggiungere lo scopo.

L’Agenzia delle Entrate condividerà il proprio database con l’INPS per “scovare” lavoratori dipendenti, regolarmente assunti, titolari di più di un reddito, che non presentano la dichiarazione dei redditi.

I rapporti con i Comuni di domicilio fiscale del contribuente, invece – dettati dall’articolo 18, comma 4, del dl 78/2010 – faranno sì che i due enti possano scambiarsi ogni utile informazione in loro possesso ai fini della determinazione del reddito complessivo, sinteticamente attribuibile ad ogni contribuente, passaggio obbligato senza il quale l’intera procedura di ricostruzione del reddito del contribuente non potrebbe esaurirsi.