Le tasse sulle pensioni in Italia sono follemente più alte che nel resto d’Europa: su una pensione di 1.500 euro (tre volte il minimo) si pagano in Italia 4.000 euro annui contro 39 euro in Germania (nessun errore: 39 euro contro 4mila), 1.700 in Spagna, 1.400 in Gran Bretagna e 1.000 in Francia. Dall’indagine Confesercenti – discussa all’assemblea Fipac – emergono due differenze fondamentali tra la previdenza italiana ed europea:
- detrazioni sui redditi da pensione – al contrario degli altri paesi, in Italia sono più basse di quelle dei dipendenti (che quindi pagano più tasse);
- agevolazioni fiscali – al contrario degli altri paesi, in Italia sono sconosciute mentre altrove arrivano ad azzerare le tasse sulle pensioni.
Imposte In Italia
Per misurare la differenza degli oneri impositivi sulle diverse pensioni europee, lo studio ha effettuato simulazioni su due tipologie di assegni (applicabili a 16,5 milioni di pensionati italiani): 1,5 volte il minimo (750 euro al mese) e 3 volte il minimo (1.500 euro al mese). Sono stati presi in considerazione pensionati fra 65 e 75 anni senza carichi di famiglia, residenti a Roma (con relative addizionali regionali e comunali).Un pensionato italiano che prende 750 euro al mese è l’unico a pagare le tasse (il 9,17%) mentre un “collega” francese, tedesco, spagnolo e inglese non paga nulla. Chi prende 1.500 euro al mese, in Italia paga comunque almeno il doppio (20,73%) di tasse rispetto a Spagna (9,5%), Regno Unito (7,2%), Francia (5,2%) e Germania (0,2%).
Pensionati vs. lavoratori
L’altra penalizzazione italiana riguarda il rapporto fra il prelievo fiscale dei pensionati e quello dei lavoratori dipendenti attivi. In Italia il maggior prelievo per il pensionato cresce con l’abbassarsi della pensione: 72 euro per una d 1.500 euro al mese e 131 euro per quella da 750 euro. All’estero succede il contrario: a parità di reddito il pensionato paga meno tasse dei dipendente attivi, dai 135 euro della Francia ai 2.125 della Germania. Conclusione, in Italia c’è un eccessivo peso fiscale sui redditi delle persone fisiche, che riguarda in particolare lavoro dipendente e pensioni.
Problemi e soluzioni
Le statistiche OCSE ed Eurostat, segnala lo studio, «ci collocano ai primissimi posti quanto a livello di prelievo sul lavoro e a dimensione del cuneo fiscale». Le addizionali IRPEF, spiega Conferesercenti, «rappresentano ormai una quota non marginale dell’imposizione sulle persone fisiche e, anche a seguito di scelte profondamente differenziate delle amministrazioni locali, rischiano di alterare i comportamenti dei contribuenti e di introdurre profonde distorsioni territoriali, svincolate come sono dagli indirizzi della politica fiscale nazionale». Per intervenire l’associazione propone:
- riforma IRPEF,
- detrazioni su redditi da pensione e da lavoro dipendente equiparate.
- politiche fiscale coordinate nel quadro di un disegno unitario del sistema tributario.