In materia di tasse sulle imprese, l’Italia appare ancora ben lontana dall’Europa e dal resto del mondo. Il divario, come gli imprenditori sanno bene, è a sfavore delle aziende nostrane, che mediamente pagano più tasse delle concorrenti straniere: secondo Confartigianato, siamo primi in Europa e tredicesimi nel mondo.
Un’altra indagine Confindustria-Deloitte registra invece un effective tax rate (pressione fiscale rispetto all’imponibile) al 58%, ben più alto di quello di partner europei come Germania (43%), Gran Bretagna (40%) o Spagna (29%). Se tuttavia si calcolano esclusivamente le tasse sulle imprese, l’Italia resta sopra la media ma non è maglia nera nella UE, come invece risulta esserlo per quanto riguarda la tassazione sul lavoro (dati Eurostat).
Di seguito proviamo ad effettuare un’analisi comparata delle tasse sul reddito d’impresa, mettendo a confronto la situazione italiana con quella internazionale, con una breve descrizione del regime fiscale di diversi paesi, prendendo come base le tabelle Kpmg.
Reddito d’impresa: l’Italia
La tassazione sulle imprese in Italia pur essendo progressivamente diminuita negli ultimi anni, anche nell’ottica di una concorrenza fiscale internazionale, resta sopra la media d’Europa e del mondo. Il corporate tax rate totale medio italiano è del 31,4% (IRES al 27,5% + IRAP intorno al 3,9% di media).
Con la delega fiscale il Governo Monti prevede una serie di interventi relativi alla tassazione sulle imprese, dopo che altre misure sono state prese con provvedimenti precedenti (ad esempio, l’ACE nel Salva Italia, piuttosto che le semplificazioni fiscali).
Le novità nella delega fiscale cambiano anche alcune regole di fondo. La nuova IRI (imposta sul reddito d’impresa) unifica tasse sui redditi di imprese e professionisti:
- la quota che l’imprenditore trattiene come reddito personale confluisce nel suo imponibile IRPEF;
- gli utili che rimangono in azienda godono di tassazione con aliquote più basse degli scaglioni IRPEF.
L’obiettivo è di favorire il reinvestimento degli utili in azienda a favore delle PMI ma ipotizzando la nuova tassa al 27,5% (pari all’attuale IRES), le micro-imprese individuali saranno in realtà svantaggiate.
Reddito d’impresa nel mondo
Nel mondo la tassazione media sulle imprese è pari al 24,47%, fra i paesi Ocse la media è del 25,37%.
Media Ue
La tassazione media sulle imprese nell’Europa a 27 è pari al 22,75%, in costante calo dal 2005 (quando era sopra il 25%). Nell’intero continente europeo il dato scende al 20,6% (incamera regimi fiscali più favorevoli, come quello di Turchia, Russia o Svizzera).
Irlanda
Quello irlandese è notoriamente uno dei regimi fiscali sulle imprese più favorevoli al mondo, con una tassa al 12,5%. L’aliquota è immutata da anni, ed è stata difesa anche quando il paese ha subito il contagio della crisi del debito, non intaccata dalle misure prese per ottenere i fondi europei.
Gran Bretagna
Il governo di David Cameron ha appena abbassato le tasse sulle imprese, con l’aliquota che dallo scorso primo aprile 2012 è scesa al 24%, dal precedente 26%. Nei prossimi due anni, scenderà di un ulteriore 1% l’anno, portandosi al 23% nell’aprile del 2013 e arrivando al 22% nel 2014.
La Gran Bretagna è al livello più basso di corporate tax fra i paesi del G7 ed è al quarto posto nel G20, dopo Turchia, Arabia Saudita e Russia.
Germania
La pressione fiscale sulle imprese tedesche è al 29,48%. Include una tassazione sui redditi d’impresa al 15% (la Körperschaftssteuer), una tassa di solidarietà dello 0,825% e le tasse locali, che variano dal 7% al 17,5%.
Francia
Le tasse sulle imprese sono al 33,33%, che possono arrivare sopra il 34% con il contributo sociale che si applica sopra determinate soglie ma c’è un’imposizione fiscale più favorevole per le PMI sotto i 7,63 milioni di fatturato e fino a 38mila euro di utili tassabili. Ad esse non si applica il contributo sociale.
Il programma elettorale del neo presidente Francois Hollande prevede una riduzione delle aliquote a seconda delle dimensioni dell’impresa: 35% per le grandi imprese, 30% per le medie imprese e 15% per le piccole imprese.
Spagna
Pressione fiscale sulle imprese al 30%, ma anche qui ci sono tasse più basse per le PMI. Un’azienda con fatturato 2012 sotto i 5 milioni di euro e con meno di 25 dipendenti, paga il 20% sulla parte di utili fino a 300mila euro e il 25% sulla parte eccedente rispetto a questa soglia.
Ci sono poi tassazioni agevolate per particolari tipologie di aziende, come le cooperative, 20%, il no profit, 10%, le compagnie di assicurazione, 25%.
Cipro
Fra i paesi dell’euro, è quello con la miglior aliquota sulle imprese (è anche fra le più basse al mondo), pari al 10%. I dividendi non sono tassati.
Grecia
Ha parecchio ridotto l’imposizione fiscale sulle imprese negli ultimi anni, portandole al 20% (erano al 32% nel 2005). I dividendi e gli utili distribuiti ai soci sono tassati al 25%.
Svizzera
La tassazione media sulle imprese è calcolata al 21,7%, anche se in realtà la pressione fiscale varia nei diversi cantoni e nelle diverse municipalità, e può andare da un minimo dell’11,32% (a Meggen, nel cantone di Lucerna) a un massimo del 24,43% (in alcune municipalità del cantone di Ginevra).
Per le holding tasse più basse, si scende fino al 5%. In alcune zone, ci sono regimi che prevedono vacanze fiscali che possono arrivare a dieci anni.
Turchia
La tassazione sulle imprese è al 20% e come detto è uno dei paesi con il fisco più favorevole fra quelli del G20 al pari di Arabia Saudita e Russia, pure al 20%.
Usa
Negli Stati Uniti la pressione fiscale sulle imprese è al 40% sommando l’imposizione federale (che può arrivare a massimo 35% per le imprese più grosse) a quella dei diversi Stati (dall’1% al 12%, con una media del 7,5%). Fra i paesi del G7 gli Usa hanno la tassazione sulle imprese più elevata. C’è però un complesso meccanismo di voci deducibili, per cui la tassazione effettiva media è al 30%.
Nella campagna elettorale in corso (si vota per le presidenziali nel novembre 2012) l’amministrazione Obama ha annunciato un piano di riforma che prevede un abbassamento della tassazione federale al 28%. Lo sfidante repubblicano propone una riduzione al 25%.
Giappone
L’aliquota è scesa al 38,01% dal primo aprile 2012 (dal precedente 40,69%). La riduzione era già in programma per il 2011 ma stata rinviata dopo il terremoto e il disastro nucleare del marzo 2011. La nuova tassazione resterà per tre anni e sarà ridotta al 35,64% nel 2015.
In realtà è composta da un insieme di tasse nazionali e locali, fra cui c’è anche una tassa speciale per il terremoto del 2011. La composizione della tassazione è tale per cui in realtà ci sono variazioni a seconda delle diverse zone e anche delle dimensioni d’impresa (sono più basse le tasse per le PMI).
Il 38,01% è l’imposizione media per una grande azienda con sede a Tokyo.
Canada
La tassazione sulle aziende è al 26% ed è parecchio scesa negli ultimi anni (era al 36,1% nel 2005). C’è una tassa federale del 15%, a cui si aggiunge una tassa provinciale che in media è dell’11,3% ma che in realtà può variare facendo oscillare la tassazione complessiva dal 25% al 31%.
Paesi Bric
Fra i quattro paesi Bric, quello più conveniente n tema di pressione fiscale sulle aziende è la Russia, con un’imposizione al 20% fra tasse regionali e federali. Il Brasile ha una tassazione complessiva media sulle aziende del 34%: c’è una tassa base del 15%, a cui si aggiunge un 10% solo per i redditi superiori a una certa cifra. Per tutti, invece, c’è un contributo sociale del 9%.
Quanto alle due potenze emergenti asiatiche, la Cina ha una tassazione al 25%, calata dal 33% del 2007, mentre l’India ha una tassazione media del 32,45%. Le compagnie straniere pagano tasse più alte, al 40%.