Risarcire le imprese in attesa del saldo delle fatture a causa del noto ritardo nei pagamenti dalla PA, senza impattare negativamente sui conti pubblici: è la strada che il Governo sta intraprendendo per risolvere un problema che è ormai un’emergenza, tanto che Mario Monti vorrebbe una soluzione da concordare a livello europeo.
Il premier non ritiene tuttavia percorribile l’ipotesi di sfruttare i crediti fiscali in compensazione dei debiti accumulati, come aveva proposto il segretario del Pdl Angelino Alfano nei giorni scorsi: una compensazione tra crediti e debiti PA come soluzione per ridurre le tasse alle imprese in mancanza di altre alternative.
Intanto, il ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera ricorda che in dirittura d’arrivo ci sono due decreti ministeriali per sbloccare 20-30 miliardi a favore delle imprese creditrici.
Cessione crediti alle banche
Come noto, i 20-30 miliardi di euro potrebbero arrivare dal sistema bancario, messi a disposizione delle aziende sulla base di un contratto pro-solvendo, ovvero con l’impresa che cede i crediti alla banca ma si tiene il rischio di insolvenza del debitore. In questo modo l’azienda otterrebbe subito la liquidità, anche se bisogna vedere in che misura rispetto all’ammontare del debito della PA, ma la natura del debito resterebbe commerciale, non diventando invece finanziaria.
Qui si inserisce la questione dell’impatto sui conti pubblici: si tratta di una questione contabile, spiegata sinteticamente dallo stesso presidente del Consiglio: «se uno Stato è indebitato verso le imprese non conta come debito pubblico, ma se lo Stato paga il disavanzo aumenta».
In realtà, questo succede nel caso in cui lo Stato, per pagare, trasformi i debiti in titoli o garanzie per ottenere prestito. Quei soldi, e si tratta di cifre intorno ai 60 miliardi di euro (dalla PA, a cui bisogna aggiungere circa 40 miliardi di crediti che le aziende hanno nei confronti dei privati), diventerebbero debito. E l’Italia rischierebbe di sforare i parametri del fiscal compact.
Soluzione europea
Per evitare rischi, il premier Mario Monti ha espresso la necessità di «trovare una soluzione concordata sul piano europeo»: «credo che prima dell’entrata in vigore del fiscal compact si debba fare un’operazione di trasparenza sui debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese: emersione, pagamento, correzione delle statistiche. Da quel momento, rien ne va plus».
Compensazione debiti/crediti
Monti ha gettato acqua sul fuoco della polemica che lo ha visto protagonista insieme ad Alfano: al centro del contendere la famosa proposta di un ddl compensazione, che consentirebbe a un imprenditore che vanta credito nei confronti della PA di riscattare con esso un eventuale debito fiscale.
La soluzione della compensazione non piace a Monti, che però non mette limiti al diritto di un parlamentare di presentare un ddl, diversamente dalla disobbedienza fiscale (lo sdegno del Presidente del Consiglio espresso al termine del CdM sulla spending review contro chi incita allo sciopero fiscale era stato letto da qualcuno anche come critica indiretta alla proposta Alfano ma la smentita di Monti ha placato gli animi).
Alfano punta a sua volta sulla distensione: «con il chiarimento di Monti, il caso è chiuso». Resta il fatto che, nel merito, il Pdl insiste: o il Governo trova un’altra soluzione, oppure il Pdl presenterà il ddl sulla compensazione.
Rimane da vedere se i due decreti ministeriali annunciati da Passera saranno considerati una soluzione sufficiente.