Un unico regime fiscale per tutti i tipi di società e per i professionisti, e una netta separazione fra le tasse relative al reddito dell’imprenditore (o del libero professionista) e quello delle imprese: sono le direttrici principali a cui si ispira la nuova IRI, la tassa sul reddito imprenditoriale introdotta dalla delega fiscale (approvata dal CdM lo scorso 16 aprile), che di fatto rappresenta un cambiamento strutturale nel sistema di tassazione del reddito d’impresa. Vediamo come.
Il nuovo sistema prevede una netta separazione fra reddito d’impresa e reddito personale, introducendo quindi una sorta di neutralità fiscale su tutti i redditi d’impresa non distribuiti.
Da una parte, si prosegue sulla strada che vuole incentivare il reinvestimento degli utili in azienda, già tracciata con l’Ace, aiuto alla crescita economica, introdotto dal Salva Italia.
Dall’altra, si completa un percorso che equipara la tassazione del reddito d’impresa a quella delle attività dei professionisti.
IRI, imposta sul reddito d’impresa
Come è noto, la nuova misura prevede che sia tassata con la nuova imposta (IRI), che sostuirà l’IRES, qualsiasi attività di impresa o professionale, a prescindere dalla forma giuridica. Questo, al netto della parte che eventualmente viene distribuita fra i soci o che l’imprenditore o il professionista trattiene per sé, che contribuirà invece a formare il relativo reddito della persona fisica, e sarà quindi assoggettata al relativo scaglione IRPEF.
Va sottolineato che la delega prevede un meccanismo per cui i contribuenti di minori dimensioni potranno pagare un’unica imposta forfettaria in sostituzione di quelle dovute.
La delega fiscale prevede anche forme di opzionalità, anche se al momento non è chiaro in che modo queste possano applicarsi, ovvero se l’opzionalità riguarderà solo la possibile scelta del regime forfettario per i redditi minori, oppure significherà che l’imprenditore (o il professionista) potranno decidere continuare ad applicare il sistema attuale. In quest’ultimo caso l’IRES di fatto non sarebbe del tutto sopressa.
Utili in azienda
Comunque sia, il nuovo sistema incentiva la redistribuzione degli utili in azienda, rendendone più leggera la relativa tassazione, a vantaggio di soci d’impresa o professionisti che oggi invece, soprattutto nel caso di redditi elevati, pagano scaglioni IRPEF più alti del 27,5% dell’IRES (prevedibilmente, sarà questa l’aliquota IRI).
Per dirla in termini molto semplici, a cambiare è sostanzialmente il modo in cui si determina l’imponibile. In questo modo probabilmente si vuole completare un percorso che da una parte garantisca l’equità sul fronte dei redditi individuali (IRPEF) dall’altra consente all’Italia di proseguire sulla strada che, in linea con quanto accade nel resto d’Europa e non solo, punta ad abbassare la tassazione del reddito d’impresa: la vecchia IRPEF era al 37%, L’IRES (che l’ha sostituita nel 2004) inizialmente era al 33% ed è scesa al 27,5% nel 2008.
Delega fiscale
Le novità relative all’IRI sono contenute nella terza parte della delega fiscale, quella dedicata alla “Revisione della tassazione in in funzione della crescita, dell’internazionalizzazione delle imprese commerciali e della tutela dell’ambiente“, che prevede anche la razionalizzazione della determinazione del reddito d’impresa, la razionalizzazione dell’IVA e delle imposte indirette, nuove forme di tassazione ambientale (green tax).
Va sottolineato infine che la delega fiscale abbandona l’idea, prevista dal precedente governo, di abolire l’IRAP, la tassa regionale sulle attività produttive, che quindi rimane.