Il rientro dalle vacanze degli Italiani rischia di esser contrassegnato da un nuovo caos IMU-TASI: entro il 10 settembre i Comuni devono varare le delibere con le aliquote 2014 per permettere ai contribuenti di versare le tasse sulla casa (scadenza del 16 ottobre) ma, a due settimane dal termine, manca all’appello oltre la metà delle amministrazioni. Scorrendo la tabella del ministero delle Finanze, fra i capoluoghi di regione non si trovano ancora l’Aquila, Potenza, Catanzaro, Milano, Campobasso, Palermo, Perugia. In alcuni casi, come nel capoluogo lombardo, la delibera è in dirittura d’arrivo (approvata dalla giunta, deve passare in consiglio comunale).
Delibere pronte
Resta il fatto che su 8mila Comuni sono circa 3.600 le delibere pubblicate sul sito delle Finanze, cifra che fra l’altro comprende gli oltre 2mila enti che avevano già deciso entro maggio, e nei quali i contribuenti hanno pagato l’acconto TASI in giugno. Se a questo si aggiunge che ogni singola amministrazione ha stabilito regole diverse in materia di aliquote, maggiorazioni, tipologie di prime case a cui si applicano eventuali agevolazioni e casi particolari, il caos per il contribuente è assicurato.
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Situazione aggiornata
Ricordiamo brevemente la situazione. Ci sono circa 2.200 Comuni in cui, oltre all’IMU, è stato già pagato anche l’acconto TASI entro il 16 giugno, perché le delibere erano arrivate in tempo utile (fra gli altri Napoli, Bologna, Udine, Genova, Ancona, Torino, Bari, Cagliari, Trento, Perugia, Aosta e Venezia): in questi casi il prossimo appuntamento è a dicembre, per il saldo. Negli altri Comuni la scadenza per l’acconto TASI è il 16 ottobre, ma solo se c’è una delibera definitivamente approvata entro il 10 settembre. Se il Comune non delibera in tempo i contribuenti pagheranno tutto in un’unica soluzione a dicembre. Dunque, si assiste a una nuova corsa in molteplici amministrazioni. Fra le città più importanti segnaliamo che Roma ha tenuto allo 0,25% l’aliquota sulla prima casa applicando la maggiorazione dello 0,08% agli immobili diversi dall’abitazione principale, che pagano quindi l’1,14%.
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Molto simili le decisioni di Milano, dove la delibera non è ancora ufficiale ma dovrebbe arrivare in tempo: la giunta ha stabilito uno 0,25% sulla prima casa e l’1,14% per gli altri immobili. Le agevolazioni sulla prima casa, però, sono diverse nei due comuni (in generale, ogni singola amministrazione ha stabilito regole differenti, quindi il consiglio per il contribuente è sempre lo stesso: controllare con attenzione la delibera del proprio comune per sapere quanto pagare).
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I Comuni ritardatari si concentrano soprattutto nelle seguenti regioni: Basilicata, Campania, Calabria, Molise, Puglia e Sicilia. Non è sempre agevole leggere le delibere comunali: in alcuni casi le amministrazione ne hanno emessa una sola per IMU e TASI, in altri ci sono invece documenti separati. Se disponibili, si consiglia di consultare anche le guide operative e i prospetti che i comuni hanno eventualmente pubblicato.
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Un’altra considerazione riguarda le delibere TASI dubbie: il ministero delle Finanze a fine luglio ha emesso una circolare di chiarimenti in seguito a una serie di errori di alcune amministrazioni. Ricordiamo che la regola generale, contenuta nel Dl 16/2014 convertito dalla legge 68/2014, prevede che il comune possa applicare la maggiorazione dello 0,08 o alle prime case, portando quindi la relativa aliquota allo 0,33%, oppure agli altri immobili, alzando quindi la somma delle aliquote IMU e TASI all’1,14%. Non è in alcun modo possibile applicare la maggiorazione sia alle prime case sia agli altri immobili.