Al peggio non c’è mai fine: non bastavano il caos di delibere IUC e aliquote TASI-IMU 2014 (assenti all’appello nell’85% dei casi a una settimana dal termine), ci mancava pure il dubbio sulle scadenze di pagamento. Il Ministero dell’Economia, al termine di un vertice con l’ANCI, ha infatti deciso per una proroga, con un comunicato di poche righe incompleto di informazioni di dettagli: nei Comuni dove le delibere non arrivano subito (hanno tempo fino al 31 luglio) l’acconto TASI è dunque stato prorogato al 16 settembre. Tutto chiaro? Per niente! Nessun chiarimento, infatti, è stato fornito sulla eventuale proroga anche per gli immobili soggetti ad IMU oltre che alla TASI:
«nei Comuni che entro il 23 maggio non avranno deliberato le aliquote la scadenza per il pagamento della prima rata della TASI è prorogata da giugno a settembre. Per tutti gli altri Comuni la scadenza per il pagamento della prima rata della TASI resta il 16 giugno».
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Prima rata IMU 2014
La decisione ufficiale sarà forse presa dal prossimo Consiglio dei Ministri entro fine settimana. Nel frattempo, spazio ai dubbi interpretativi, a partire dal seguente: viene rinviata solo la TASI o anche l’IMU? Ossia, nei Comuni senza delibera, in cui le prime case è certo che pagfheranno a settembre la TASI, quando versano l’acconto TASI-IMU gli altri immobili, i terreni agricoli, ecc.?
- E’ da ritenere che nessun contribuente (comprese le imprese) sia chiamato a pagare in acconto le tasse sugli immobili a giugno?
- Oppure la proroga vale solo per le prime case (che pagano solo la TASI) e non per gli altri immobili che pagano la IUC (TASI + IMU)?
- O ancora: lo stesso contibuente che possiede una prima casa più altri beni soggetti a IMU è soggetto a due diversi acconti a giugno e settembre?
- E le aziende dovrebbero pagare un acconto IMU a giugno e un acconto TASI a settembre?
Non c’è che dire: dopo l’incubo IMU 2012 il Governo è riuscito a superarsi. In attesa di chiarimenti dall’Agenzia delle Entrate o dal MEF, è caos totale.
In realtà, sembrano tutte ipotesi improbabili: la logica (speriamo) impone che nei Comuni senza delibera al 23 maggio qualunque acconto fiscale sia rimandato a settembre, IMU compresa. Ergo, si auspica che, nei Comuni che deliberano le aliquote TASI e IMU entro il 23 maggio si pagherà entro il 16 giugno l’acconto (pari al 50% dell’imposta totale), mentre gli immobili nei Comuni senza delibera per tutti il termine è prorogato a settembre.
Pasticcio normativo
Il decreto Salva Roma in vigore stabilisce che nei Comuni senza delibera slitti solo l’acconto sulla prima casa (a dicembre) mentre gli altri immobili dovrebbero comunque pagare in base all’IMU 2013 aggiungendo un’aliquota TASI standard dello 0,1% (leggi qui). Ora, il comunicato del Tesoro chiaramente anticipa una modifica di questa norma, ma non specifica cosa succede agli altri immobili: è possibile che lo slittamento a settembre riguardi solo le prime case, mentre tutti gli altri immobili (fra cui quelli di impresa) restino ricompresi nelle disposizioni del Salva Roma, versando a giugno l’IMU 2013 e lo 0,1% di TASI. Insomma, urge un chiarimento.
Situazione nei Comuni
Nell’attesa che il CdM sveli l’arcano, vediamo la situazione nei Comuni (mappa delle aliquote): gli unici capoluoghi di regione con delibere approvate e pubblicate restano Bologna e Aosta, ma anche Torino ha terminato l’iter (manca solo la pubblicazione sul sito del Ministero) alzando la TASI al 3,3 per mille sulla prima casa (con detrazioni) e lasciando l’IMU all’1,06%. Milano è sul filo del rasoio, così come Roma, dove iter in dirittura d’arrivo ma probabilmente non in tempo (IMU-TASI a Milano e Roma). Fra i capoluoghi di provincia sono pronte le aliquote a Brescia, Modena, Reggio Emilia, Livorno, Forlì, Ferrara, Prodenone, Bergamo, Macerata, Pesaro, Urbino, Novara, Sassari, Caserta, Biella. Elenco completo sul sito del MEF (elenco delibere IUC 2014).
Protesta Codacons
La scelta del Governo comporta una disparità di trattamento per i contribuenti, che senza averne responsabilità si ritrovano alcuni chiamati ad una scadenza, altri ad un diverso appuntamento (i Comuni hanno avuto tutto il tempo per deliberare le aliquote). Per il presidente dell’associazione dei consumatori Carlo Rienzi:
“un simile provvedimento viola la Costituzione, che all’articolo 3 sancisce l’assoluta uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”. Il Codacons sta dunque studiando le possibili azioni legali da intraprendere contro “una misura ingiusta che crea disparità di trattamento tra i cittadini, per causa imputabili unicamente alla pubblica amministrazione”.