Il Fisco effettua periodicamente controlli sulle Partite IVA, per verificare la correttezza dei dati forniti e l’eventuale presenza di attività illecite, che possono determinare la cessazione della partita IVA stessa o la cancellazione dei titolari dalla banca dati europea VIES. Con il provvedimento del 12 giugno 2017, l’Agenzia delle Entrate comunica i criteri con cui vengono effettuate le verifiche, formali e sostanziali, in attuazione dell’articolo 35, comma 15-bis del Dpr 633/1972.
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Il tutto, entro sei mesi dall’apertura della partita IVA e successivamente ogni volta che si verificano mutamenti significativi o vengono rilevate incoerenze. La norma prevede:
«riscontri automatizzati per l’individuazione di elementi di rischio connessi al rilascio» della partita IVA, «l’eventuale effettuazione di accessi nel luogo di esercizio dell’attività», la verifica su completezza e correttezza dei dati forniti.
In caso di esito negativo, l’Agenzia delle Entrate:
«emana provvedimento di cessazione della partiva IVA e provvede all’esclusione della stessa dalla banca dati dei soggetti passivi che effettuano operazioni intracomunitarie».
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I controlli
I criteri di valutazione del rischio applicati per i controlli hanno l’obiettivo di individuare i soggetti privi dei requisiti oggettivi e soggettivi per avere la partita IVA e di evidenziare elementi di rischio frodi IVA:
- titolare della ditta individuale, rappresentante legale, amministratori e soci della persona giuridica titolare della partita IVA;
- tipologia e modalità di svolgimento dell’attività operativa, finanziaria, gestionale, ausiliaria da parte del soggetto titolare della partita IVA;
- posizione fiscale del soggetto titolare della partita IVA, con particolare riferimento a omissioni eo incongruenze;
- collegamenti con soggetti direttamente e/o indirettamente coinvolti in fenomeni evasivi o fraudolenti nell’adempimento degli obblighi di versamento o dichiarativi.
L’analisi del rischio viene poi effettuata attraverso procedure automatizzate, che evidenziano l’eventuale presenza di situazioni ad alto rischio.
In questi casi, il Fisco effettua controlli formali sulla veridicità dei dati dichiarati dal contribuente all’atto della richiesta di attribuzione della partita IVA o della comunicazione dell’opzione di inclusione nella banca dati dei soggetti passivi che effettuano operazioni intracomunitarie (IVES). Tale riscontro riguarda, in particolare, l’identità e la reperibilità dell’imprenditore o dell’esercente arti o professioni o del legale rappresentante dell’ente, l’esistenza dell’attività dichiarata e della sede.
I controlli sostanziali sono invece mirati a riscontrare la veridicità dei dati dichiarati dal contribuente, in particolare: la corrispondenza dell’imprenditore o professionista o del legale rappresentante, dichiarati dal contribuente, con i reali soggetti che utilizzano quella partita Iva, dell’attività dichiarata con quella effettiva, la relativa liceità, la corrispondenza della sede di esercizio dichiarata con quella effettiva.
Cessazione partita IVA
Se i controlli e le verifiche sopra descritte fanno emergere il mancato possesso dei requisiti, il Fisco può notificare un provvedimento di cessazione della partita IVA con effetto dalla data di registrazione in Anagrafe Tributaria. Se la partita IVA, pur in possesso dei requisiti richiesti, ha effettuato operazioni intracomunitarie in un contesto di frodi IVA, l’ufficio valuta la gravità del comportamento e notifica un provvedimento di esclusione dalla banca dati VIES, con effetto dalla data di registrazione in Anagrafe Tributaria della notifica.
Il contribuente, a fronte di questi provvedimenti, può presentare istanza di inclusione nella banca dati, direttamente o via posta elettronica. L’ufficio, valutate le motivazioni, può disporre la nuova inclusione nella banca dati.