Istruzioni delle Entrate per le imprese che vogliono utilizzare il credito imposta investimenti al Sud previsto dalla Legge di Stabilità che varia a seconda delle dimensioni d’impresa. Si tratta dell’agevolazione al 20%, 15% o 10% rispettivamente per le piccole, medie e grandi aziende destinata all’acquisto di beni strumentali d’impresa. Soggetti beneficiari, investimenti agevolabili, procedure, sono contenute nella circolare 34/2016.
=> Investimenti al Sud: domanda credito d’imposta
Requisiti
Il credito imposta investimenti al Sud è riconosciuto alle imprese che effettuano investimenti nelle seguenti regioni: Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo. Possono utilizzare il credito d’imposta investimenti al Sud anche le imprese che intraprendono l’attività successivamente al 2016.
Ci sono alcuni settori di appartenenza ai quali non si può applicare l’agevolazione: industria siderurgica, carbonifera, costruzione navale, fibre sintetiche, trasporti e infrastrutture, produzione e distribuzione energia e infrastrutture energetiche, settori creditizio, finanziario e assicurativo. Escluse anche le imprese in difficoltà.
Domanda
Per richiederlo bisogna presentare la “comunicazione per la fruizione del credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno“, utilizzando il modello approvato dall’Agenzia delle Entrate nel marzo scorso. I termini per la presentazione sono aperti dal 30 giugno scorso, e proseguono fino al 31 dicembre 2019. La domanda va inviata in via telematica all’Agenzia delle Entrate.
=> Bonus investimenti al Sud, modello e istruzioni
Dimensione aziendale
L’agevolazione spetta alle imprese che acquistano beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive che si trovano nelle regioni del Sud sopra indicate. La dimensione aziendale si calcola in base ai parametri europei: sono piccole le imprese fino a 50 dipendenti e fatturato fino a 10 milioni, le medie imprese hanno fino a 250 occupati e fatturano fino a 50 milioni (oppure un totale di bilancio fino a 43 milioni), le imprese con parametri superiori sono considerate grandi.
Investimenti agevolabili
Gli investimenti agevolabili riguardano l’acquisto, anche mediante contratti di locazione finanziaria, di macchinari, impianti e attrezzature varie destinati a strutture produttive già esistenti o che vengono impiantate nel territorio. Ad esempio: investimenti per la creazione di un nuovo stabilimento, per ampliamento delle capacità di uno stabilimento esistente, per la diversificazione della produzione. Non sono agevolabili gli acquisti di macchinari sostitutivi, che non possono essere considerati investimenti iniziali. I beni devono essere durevoli e destinati alla produzione: esclusi i beni merce (ad esempio, l’acquisto di immobili da parte di una società immobiliare), quelli assemblati per ottenere prodotti destinati alla vendita, i materiali di consumo. E’ invece agevolabile l’acquisto di un bene destinato non alla vendita ma all’esposizione in show room a scopo dimostrativo.
L’investimento agevolabile si calcola al netto di ammortamenti in corso relativi alle stesse categorie di beni. Esempio: investimento in beni strumentali nuovi per 130mila euro, ammortamenti in corso nel periodo d’imposta sulle stesse categorie di beni pari a 20mila euro. Il netto a cui si applica il credito d’imposta è pari a 110mila euro.
Il programma di investimenti deve essere iniziato successivamente al primo gennaio 2016, il credito d’imposta è cumulabile con altre agevolazioni relative ai beni d’impresa, come il superammortamento al 140% previsto sempre dalla Legge di Stabilità 2016.
Utilizzo del credito d’imposta
Il credito d’imposta si utilizza esclusivamente in compensazione, con modello di pagamento F24: è l’Agenzia delle Entrate che, esaminata la domanda, concede per iscritto l’autorizzazione a utilizzarlo in compensazione a partire dal quinto giorno successivo. È prevista la rideterminazione del credito se i beni oggetto dell’agevolazione non entrano in funzione entro il secondo periodo d’imposta successivo all’acquisizione, oppure vengono dismessi, venduti, o comunque destinati a finalità estranee all’esercizio dell’impresa ovvero destinati a strutture produttive diverse da quelle che hanno dato diritto all’agevolazione entro il quinto periodo d’imposta successivo a quello nel quale gli stessi sono entrati in funzione.
Indebita fruizione del credito
Se il Fisco accerta un’indebita fruizione del credito d’imposta, provvede al recupero degli importi, maggiorato di interessi e sanzioni (pari al 30% del credito in eccesso utilizzato, oppure del 100 o 200% se il credito è inesistente.
Entrate.