I commercianti subiscono mediamente un numero di controlli fiscali superiore a quello dei liberi professionisti, ma la probabilità in Italia è comunque inferiore al 4% per tutte le tipologia di impresa e professione: i dati emergono dalla Relazione sul rendiconto generale dello stato della Corte dei Conti.
Elaborando i dati, si evince che uno studio medico riceve un controllo ogni 91 anni, un avvocato ogni 77 anni, un bar ogni 30 anni, un ristorante ogni 24 anni. Le imprese edili, che ricevono controlli fiscali ogni 26 anni. Attenzione: i controlli diminuiscono in quantità ma sono più mirati, guadagnando in qualità.
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Resta il fatto che la Magistratura contabile segnala la debolezza dell’attività sul campo e sottolinea:
«l’urgente necessità di un significativo incremento delle risorse preposte all’attività di controllo fiscale».
Diversamente, anche l’utilizzo dell’anagrafe tributaria rischia scarsa efficacia.
Ma vediamo i dati (2015) per singole categorie di Partite IVA.
In percentuale sulla platea, i più controllati sono i ristoranti, nel 4,1%. Al secondo posto, le imprese di costruzioni, con controlli nel 3,8% dei casi: se l’edilizia vede i controlli fiscali in progressivo calo dal 6,2% del 2012, le operazioni nei ristoranti sono invece aumentate, dal 3,1% di quattro anni prima. Terzo gradino del podio per bar e gelaterie, con il 3,3% (anche qui in aumento dal 2,9% del 2012).
Le percentuali dei professionisti invece oscillano tutte intorno all’1%. Uno studio medico riceve una vista fiscale nell,1,1% dei casi, un commercialista o un consulente del lavoro nell’1,4%, uno studio legale nell’1,3% dei casi.